mercoledì 8 settembre 2010
§ * * * DI AMORE, DI MORTE * * *§ di Enrico Pietrangeli - Collana: Narrativa e Poesia Contemporanea
Di amore, di morte,
di Enrico Pietrangeli
Collana: Poesia Contemporanea
Edizioni Kult Virtual Press - http://www.epaperback.org
Responsabile editoriale Marco Giorgini, Via Malagoli, 23 - Modena
DI AMORE,
DI MORTE
Edizione ridotta rispetto al cartaceo
con datazione dell'autore,
note ed alcuni testi inediti
Enrico Pietrangeli
1
Sommario
Nota introduttiva alla nuova Edizione Elettronica
IL PAZZO
AD A.G.
DI AMORE, DI MORTE 1° PARTE
DI AMORE, DI MORTE 2° PARTE
A M.P.
AL SOLDATO
DELL'AMICIZIA
DELLE MADRI ANSIE
AD I.G.
A N.I.
ALLA TERRA
AD EUGENIO
A L.A.
MARINAI
AL FUTURISMO DIGITALE
TEMPIO DELLA NOTTE
2
AD I.S.
AD A.M.
CREDO
SERIAL TV
ADRENALINA
VARIAZIONI SU GIOVANNI
IL GREGGE
NEL SEGNO DELLA CROCE
ED ECCO IL NATALE
ALLA MIA MORTE, VI PREGO
CARTA KODAK
Testi presenti nella sola edizione in elettronica
TANGOPOLIS: MOSTRA FOTOGRAFICA SU BUENOS
AIRES
A MOSAIC
A MOSAIC (prompt-version)
A M.C.
Nota: DI AMORE, DI MORTE 1° PARTE contiene una parte inedita (III)
saltata erroneamente in fase di stampa
Nota critica all'edizione cartacea
Estratto dei commenti sull'edizione cartacea
3
Sommario
Enrico Pietrangeli
Poesia Contemporanea
4
Sommario
Nota introduttiva alla nuova
Edizione Elettronica
Ho molto apprezzato questa opera prima poetica di Enrico
Pietrangeli.
I testi hanno una compattezza ed un rigore formale decisamente
inconsueti tra le tante raccolte di versi circolanti su carta o in rete, in
questi anni di indiscriminate produzioni poetiche - spesso velleitarie
ed autoreferenziali - cui fa da contraltare (a mo' di comoda
rappresaglia) un quasi assoluto disinteresse critico per quanto di
realmente meritevole, in questo poco esaltante "mare magnum", ogni
tanto appare. La raccolta nasce da un vissuto denso ed emblematico,
ma non si ferma a darne una mera testimonianza emotiva. Cerca
sempre, spesso trovandolo, a mio avviso, un suo autentico destino
stilistico, caratterizzato da un costante rifiuto di una musicalità diretta,
di ogni facile "orpello", per un andamento ritmico più variegato, ora
colloquiale - ma senza edulcorante affabilità - ora ironicamente
declamatorio, ora attingendo ad una sorta di scarnificato "flusso di
coscienza" in versi.
Con una chiara parentela con un certo "maledettismo" francese, per
5
una sua acre propensione al disincanto, e con la scandalosa cristologia
eretica pasoliniana, che sposa ad un'intima purezza di sguardo,
un'indocile corporeità, tutta l'opera si contraddistingue per la sua
avveduta ricerca formale e la sua esemplare originalità di esiti,
fornendoci la prova indiscutibile di una incoraggiante, ma non
conciliante, vocazione poetica.
Francesco De Girolamo
6
Nota introduttiva di Francesco De Girolamo
IL PAZZO
('87)
E' un lago fondo e chiaro
d'impeccabile innocenza,
nobile e azzurra vi scorre
pupilla senza più ragione
diritta scorge e solca
remoti labirinti d'animo
e ignudi vermi che siamo
ci voltiamo ignorandolo.
7
AD A.G.
('83)
I°
Non ne comprendo i silenzi
e la cerco
nel respiro del vento,
tra ruderi e castelli,
sulle sponde del lago
questa notte ascolto
spiriti d'aria che si rincorrono,
sono gli insonni padroni del buio,
illustri e inquiete vicissitudini
goliardi tingono su questi muri
e mi diletto, solitario e stanco,
per quanto ladra è la mia vista;
dappoi socchiudo gli occhi
su quelle sorgenti lunari:
madri di dolce delirio
che sgorga dalla bottiglia.
II°
8
Pioggia, e cade fitta,
sul tuo corpo sono
straniera tempesta
dilava miscela tonante
di odori ed umori
mi cadono gli occhi di bimbo
su panna, fragole e lamponi.
Pioggia, vi agito lo shaker
di quell'insonne barman.
III°
Quando la luna alta
baciando oscura il sole
in me è certo primavera
e vi scaravento con passione
pollini di sofferto amore.
Mi rivedrete con la barba lunga?
Vi nascondo eclissi velocemente scorse
ed ogni pelo incolto e nero
è malinconico raggio di sole
che illumina e non sfiora
vellutato bianco profilo
che si nasconde il viso.
9
AD A.G.
IV°
Quali notti seguiranno…
Dio mio!
Ne sento il segno
e mi fingo pulito,
ascolto vuoti silenzi
di un frettoloso riordinare:
amore, di già tanto dolore?
V°
Compro torte
(come non ho mai fatto)
di rosso guarnite
su fondo di bianco
(mi cadono gli occhi di bimbo
su panna, fragole e lamponi)
divoro austera solitudine:
la mia angoscia infantile.
10
AD A.G.
DI AMORE, DI MORTE
1° PARTE ('82/'83)
I°
Priva di umane sembianze
è la natura di questi luoghi,
come tempio nel tempo
inquieto permane
qualche tarlo alcolizzato
e dalla balconata
le ortiche, confusamente
rinasceranno alterne
per poi così morire
di siccità e calore.
II°
Il giorno è una spada
imbevuta di sangue,
la notte i fantasmi
le voltano la croce
11
e il consacrato plasma
verso il cielo ascende.
III°
E mi lecco
le dolorose piaghe,
qui nel letto, a sera:
tuttavia ignoro
PH e tossicità
di quella salivazione.
IV°
Disincantato, al buio,
attonito sorvolo
nefaste rimembranze
e il cuore mi si ferma
dal sangue ormai freddo;
è il sovvenire lento,
incessante e aggrovigliato
dei teneri pensieri
di adolescente offeso.
V°
12
DI AMORE, DI MORTE 1° PARTE
Sono di già un fallito,
col cuore allegro del giullare
e l'anima in usufrutto,
cui la morte,
amante d'ironia,
tuttavia si degna
irriverentemente dilettandosi
di afferrare insaziabile
quel mio divenire
intrecciato di paglia
VI°
Guardate e commentate
ogni qualvolta notate
albeggiare sul mio viso
un velato giallo di pestilenza.
E di tanto scrutarmi
mi auguro affoghiate
e all'inferno rincontrarvi.
VII°
A quei momenti,
13
DI AMORE, DI MORTE 1° PARTE
stralunati e goffi,
di percettibile effimero scorrere,
perduti teneri momenti!
Cui oso sommergere
pulsare afflitto e incerto
in sterili soluzioni
l'animo, oscurato,
vilmente affogo
tra quanto primaverile
acerbo verde striscia.
Mi saturano gemme
a fior di pelle,
sono come idee:
più che rinascita
serpeggia in esse
prematura morte.
VIII°
Fiotti di basse nubi
solcano opaco cielo
diradando il grigiore
tra un viola funereo.
Cristo!
L'anima mia è in alto,
lassù…in cielo.
14
DI AMORE, DI MORTE 1° PARTE
IX°
Col cuore mezzo fermo,
dietro l'angolo in penombra
di una finestra socchiusa:
disillusa cinica stanchezza
di larva oramai dischiusa
e fatalmente prigioniera
in questo vomito raffermo,
sua sola fonte di sostentamento.
X°
Di quel cranio di bambino,
con paura e strana meraviglia,
sento ancora uno strato aperto
che mi dicono ora padrone
di quanta tarda illusione
paga sua senile condizione
e vi si contorcono, impietosi,
ferri aggrovigliati l'un con l'altro.
Di quel cranio di bambino
vive, è partecipe e sensibile
la sola tossicità del vino.
XI°
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DI AMORE, DI MORTE 1° PARTE
Di amore e di morte,
mie vere ed incompiute forme,
innalzo un grido al cielo,
a quante fresche gocce,
germogliandomi in fretta,
svelarono impietose
bugiardo sole di primavera.
Di amore e di morte
a questi fogli vincolo
quante scolpite lapidi
mi gravano sulla tomba.
16
DI AMORE, DI MORTE 1° PARTE
DI AMORE, DI MORTE
2° PARTE ('84/'90)
I°
Sepolcrale verme immondo
che delle marcescenti polpe
dimori i labirinti oscuri,
mi divorerai lento e assiduo
quanto morte non volle in vita.
Vorrei, di riluttanti forme,
dischiudere rare bellezze
ad oziosi tepori estivi.
II°
Bacio la fredda musa:
fuoriesce incontinente stimolo,
quale sottile evento,
nobilita la pergamena
altresì predestinata
a percorrermi le natiche.
17
III°
Religione, consolatrice,
varca i muri a piedi nudi
questo dolce e sommesso canto
uscito dal materno grembo.
In questa celeste placenta
si avvolgono coraggiosi uomini
per ogni divina, buona volontà
padrona dell'umana sofferenza.
Io resto un libero codardo
abbandonato alla schiava ragione
di ogni anarchico sentimento.
IV°
Permane nel chiarore oscurità
nell'occhio gonfio e irritato,
ai dì più spenti immortalato
e vago, tra la mia miseria,
inseguendo una perduta luce.
V°
18
DI AMORE, DI MORTE 2° PARTE
E' un piatto male odorante
con residui di saporiti grassi,
questo mio incessante divorare i sogni:
peccati di gola, peccati d'amore
per cui una violenta colica
mi ha dilavato l'animo.
VI°
E' proibito spiare gli angeli:
guai! A chi sporga lo sguardo
nell'ottuso angolo del soffitto.
Qui, nell'indolente noia,
fluttuano stagionate tele
e vanno, angeli a più zampe.
VII°
Guardatelo il demente,
solitario e compiacente.
Demente è la mia mente.
O meglio,
questo mio angusto spazio
dove si alberga a stento:
vi scorre clandestina folla
19
DI AMORE, DI MORTE 2° PARTE
di negritudine migratoria.
E' un'equivoca e malsana,
disadorna materia grigia.
VIII°
Albeggia.
Un gelo che punzecchia le ossa;
getto opprimente muco
nell'epidermica tela
cui permango avvolto
e mi scopro pittore
per le sanguigne venature
che mi fanno contorno.
IX°
E' così semplice e naturale
di qui cagare altri versi
aspersi nel verde manto,
tanto ispira il flauto
sulle labbra del pastore
per solitario compianto:
sarò concime ancora,
oltre l'umano.
20
DI AMORE, DI MORTE 2° PARTE
A M.P.
('86)
I°
Quasi dimenticavo,
aberrazione di convivenza,
Iddio perdoni e protegga
la musa del poeta.
Eccomi qua, a scriverne:
tutta l'angoscia
che talvolta l'attraversa
irrigandole l'utero.
II°
Vorrei dipingerti su questa tela
che normalmente direi ingiallita,
corrosa di vinta coesistenza
ed inalterata e bianca
ne conservo la superficie
come pure il pennello,
21
pregno dei tuoi occhi di neve
scorre, con te, l'illusione
per poi chiamarla speranza:
quest'ubriaca abitudinaria
che dimora in fragili ossa
III°
Ritto si erige il fusto
nel mezzo del costato
e radicata, tu sei ovunque
sicché ad abbatterti
ne muoia insieme.
Possa la mia zolla
imputridirti al fianco,
terra su terra
devolverti sovrana
sopra ogni natura.
22
A M.P.
AL SOLDATO
('87)
I°
Fatemi marciare, capitano,
ho gli stivali asciutti
e imbrillantati, io
per natura fiero soldato
e non un solo pensiero,
è in me la fede vera
più forte del vangelo.
Fatemi marciare, capitano,
non mi attenda a lungo
quanta sabbia è nel deserto
e il lasciarvi l'orma
ne sia il mausoleo,
là dove il vento
cancellando disegna:
eroe e non un solo pensiero.
II°
23
Datemi uno stendardo
per ignota patria
con sopra il motto
di un infame dio:
la mia esistenza irrigidirebbe
travolta per assoluto sentimento.
24
AL SOLDATO
DELL'AMICIZIA
('87)
I°
Amico mio eri
quando puzzavi di stalla
e dalle scarpe pendevano
frammenti di sterco secco.
Amico mio eri, al bagno,
seduto al mio fianco,
consumavi i fumetti in fretta.
Quale beato calore
si sprigiona dalla merda!
Solo quei lontani animali
sembrano non averlo rinnegato
e si distendono, a sera,
in un altro strato di lettiera.
Amico mio eri
timido, imbecille e servile,
portavi fiero il dì festivo
i miei pantaloni rammendati
ed ora che non sei,
ora che tu fai da padrone,
25
ti comporti avaro e schivo:
mi mostri orgoglioso
il tuo nuovo vestito
e ti disegni un sorriso
sull'infame mio destino.
II°
Amici più non siamo
e nel mezzo di un libro
teniamo silenti e appassiti
gli erranti arditi gigli
che un dì eravamo.
Amici più non siamo
e dei tuoi pugni stretti
restano flaccide mani
a palpeggiare denaro
nelle tue antiche tasche
sopra l'evento ricucite:
mai più poeti, insieme,
divorando cielo e stelle
dentro un unico piatto.
26
DELL'AMICIZIA
DELLE MADRI ANSIE
('85)
Talvolta a sera,
come da lontano tempo,
di melanconico diletto
il magico silenzio
barbaramente uccidi
e mi solchi il viso
con l'aratro avvelenato
delle madri ansie
per il tuo bambino,
dissemini
surrogato di polvere
anfetaminico.
27
AD I.G.
('89)
Con te, sorella,
che vorrei per amante,
condivido vita per operosa,
medio vasta azienda nazionale:
fu l'ultimo rasserenante segno
di un'oziosa e decaduta
inerte, divina negligenza
ed il sangue non ebbe
più che pallida carne
nella noia irredenta
dove deponiamo le uova
di nostra quotidiana assenza.
Verbo che tace disincarnato
in ostili, prigioniere emozioni!
Inseguo, brucio e rivivo
nel numero ventisette,
sopra rigido e inflessibile
cartellino segna orario
e di lì, affannosamente, spio
quanti strani movimenti,
delle miopi larve
disperse nel labirinto.
28
A N.I.
('91)
Fare l'amore con te
è la sensazione di penetrare
il sesso umido e fondo
di un evoluto insetto.
Quando ti dono sperma,
dalle tue sfere di formica,
rincasano tutte le tenebre
in un silenzio criminale.
29
ALLA TERRA
('82)
O giovine e fiorente terra,
quella dal vellutato manto
cui il respiro la luna destava,
mi diventi vecchia ed il cuore,
di tachicardia afflitto, stenta;
per i tuoi giardini
non v'è più traccia di paradiso
e tutti gli esseri animati,
gravitanti sul tuo grembo,
stillano un amaro sangue
sulla tua solcata pelle
d'infami paesaggi adornata:
ascessi sono le montagne
e della dilagante lebbra
le piaghe aperte dei crateri
eruttano il raffermo cibo
all'umana sufficienza al tutto.
30
AD EUGENIO
('86)
Sulla penombra in fiamme
lo strumento e due occhi
perennemente cerchiati in nero.
Come me esile ed incerto
in un ribollire di fragili idee
disperse nel calderone sul fuoco.
Adoro la magia del suo flauto,
l'eterno suo dilemma
tra il dolce ed il traverso
e mi si alternano all'udito
per delle brevi, confuse melodie:
tra sensualità e malinconia.
31
A L.A.
('95)
Eravamo due sconosciuti vicini,
tanto da concederci un antico gusto
di spiare rumori e persino sospiri;
un insolito vento o l'inaffidabile
pigra mondanità di uccelli urbani
ha disperso i nostri pollini
senza mai tramutarli in frutti
nel comune scorrere di stagioni
vissuto tra le quattro zolle di terra
che dividevano le tue dalle mie radici:
casa, certo punto di memoria,
dal tuo segreto sorriso sporge
questo mio disordinato archivio.
32
MARINAI
('99)
Voglio partire, tra i mari
lasciarmi cullare e poi giù
tra l'oceano, affrontare tempeste
e pregare impaurito l'ignoto Dio
per lasciare esausto un sospiro
sopra ogni scampato pericolo.
Destarmi, ogni dì in un mito,
issare una vela nella leggenda
e correr via tra le sirene ardito.
Sogno, ora più di un tempo,
a cuore aperto, ed in fine
mi sovviene il tempo,
logoro cigolio del movimento.
Ed eccomi nella morsa,
omologato grume di polvere
perso nel marchingegno:
ormeggio la barca in un porto.
33
AL FUTURISMO DIGITALE
('99)
Fatelo passare!
Il poeta ha fretta,
turbine rotante
nell'alchimia della vita,
sospeso eternamente
tra pensiero e azione,
danza e vive l'emozione
nel cielo che sovrasta
un urbano cavalcavia.
Scarica posta elettronica,
un mega al secondo,
dritto sulla sua mente
per un messaggio d'amore
con allegato un file
di umana rigenerazione.
34
TEMPIO DELLA NOTTE
('99)
Attraversa punti incondizionati
per rapire alcuni orgasmi
nel rapido fluire della notte
e nel vortice di una danza
cavalca le ali di una farfalla
e leggero, in fine, si posa
sopra magnetici polpastrelli
nel loro lento ed assiduo
bruciare di essenze ed incensi:
mistico e sensuale sapore
nel tempio di un'altra notte,
pervade ogni spenta creatura
incarnando un nuovo spirito
nell'occulto e trascendente
lunare abbraccio di Iside.
35
AD I.S.
('99)
Avrei potuto essere altrove,
nel cuore della notte,
ai confini dell'urbana selva
e reincarnarmi vento
che carezza l'ultima,
sopravvissuta foglia;
ma sono qui, complice,
in clandestina distilleria
d'insospettabili emozioni:
ebbro, come non ricordo,
scavalcando il tempo
inciampo ed indugio
poi attraverso incredulo
ogni mio indomato fuoco.
36
AD A.M.
('81)
Dalle sebacee ancelle
lasci adornare il corpo
al sangue consacrato
e vi rifletto cheta
la falce della luna
padrona di maree
nei porti di Galizia,
l'acre recondito
gusto di mestruo
come vino che scorre,
sale e ridiscende
sul primo amore
nel sangue sancito.
37
CREDO
('84)
Credo nel nulla:
l'incomprensibile che non è,
in ogni inconsistente particella
sopra cui sanguina il cervello
per inesplicabile inconcretezza.
Credo alla sua perenne,
impenetrabile atemporalità
e la più giovine saggia età.
Credo nel selvaggio istinto,
a chi più nulla chiede
e niente dirmi saprà.
Credo nelle aguzze,
roventi affilate spade
del lupo assassino,
in ogni creatura
sensibile e affamata.
38
SERIAL TV
('99)
Viviamo in uno scudo spaziale,
dentro una fetida e ridicola
astronave in cartapesta,
sopra un avanzo di scena
per vecchio serial televisivo
viviamo, soli e rifugiati,
persino un po' arrangiati
tra immondizie passate
maternamente coccolati.
39
ADRENALINA
('99)
Scorre adrenalina sottopelle
singhiozzando scariche vitali
per alternata corrente
rigenera libera creatività
dentro assopita mente,
voraci corse di neuroni
che divorano bistecche,
un software rapido ed intenso
m'inonda di emozioni
ed in una cosmica rete
cavalco adrenalina a fior di pelle
navigo, anima e cuore,
oltre i confini della mente
40
VARIAZIONI SU GIOVANNI
('87)
I°
In principio fu il nulla:
il perfetto infinito onnisciente,
dappoi ebbe a manifestarsi
di perfetto dolce suono
per discendere nel cuore,
sul perfetto, primo elemento.
II°
Verbo fatto ingrata carne:
sangue che discese tenebre
sopra cui nitida risplende
pioggia di negata luce.
III°
41
Fiducia è la chiave,
amore l'eterna stanza
per i natali in catene
di vil camera oscura
cui assoluto risplende
impresso al negativo.
IV°
E' l'era dei mercanti
che infestano ogni tempio.
Più non risplenda altr'oro
se non il padre nostro
primogenito sperma solare.
Dell'eterno tempio del cuore
incombe su di noi sacerdozio
42
VARIAZIONI SU GIOVANNI
IL GREGGE
('85)
Sin da bambino
ho amato il gregge
ed il denso profumo
di umida lettiera
che in inverno fuma.
Ho amato il gregge
ed il suo pastore
per lo stess'odore,
senza escludere
l'alito di vino,
di tanto meditare
l'oratore amico,
fratello del bastone
e consanguineo
al suo Signore,
dei pascoli il padrone.
43
NEL SEGNO DELLA CROCE
('94)
Non dico d'esser sereno,
ne' vedo sana ragione
che mi conduca illeso
per saggio annullamento
ma solitario, finalmente,
regolarmente esisto
nutrendo avvizzite carni
reidratate alla vita.
Dignitosamente sono,
al buio, nell'ultimo pensiero
mi segno il petto con la croce
e fuggir via sento un sospiro
lasciando che il palmo,
nell'ultimo gesto,
si sublimi coniugato al corpo
giungendo estasi nel sonno.
44
ED ECCO IL NATALE
('83)
Ed ecco il Natale:
con vivo augurio
vi penzolano a fiotti,
dai soffitti dei mercanti,
opulenti cartelli celebrativi
a stagionarsi nell'effimero
e li vedo uno ad uno
come quei crocifissi solitari
appesi sugli altari benedettini
mentre il buon vino di chiesa
invecchia da un anno all'altro;
a quando la resurrezione di questa carne?
45
ALLA MIA MORTE,
VI PREGO
('88)
Alla mia morte, vi prego,
celebrateli tutti quei sacramenti;
che l'ultima dolce memoria
sia tra le opulenti cosce
di santa madre chiesa.
46
CARTA KODAK
('82)
Pietà dagli uomini
e perdono da Dio;
lasciateli stare,
così come sono,
nudi e avvinghiati
nell'ultimo atto
di un semplice gesto
che hanno reso eterno.
Mettete una croce,
due pezzi di legno,
con su quella foto
che sorridono insieme:
in carta kodak,
guancia a guancia
per sempre
47
TANGOPOLIS:
MOSTRA FOTOGRAFICA SU BUENOS AIRES
A rilento, la fabbrica abbandono
e m'incammino, imbronciato,
alla volta della cerveceria,
per rincontrare certi amici
e vincere, tra il bere e il dire,
quest'insolente malinconia.
Vibra nell'aria una fisarmonica
per le strade di Buenos Aires
e da quando mi hai lasciato,
per una struggente alchimia,
sono le stesse dell'infanzia,
vellutate e in bianco e nero,
colme di una fertile nostalgia;
tenui sfumature percorrono
labirinti delle memorie,
il volto di mio padre, operaio,
sempre stanco e alla ricerca
di un incerto, nuovo lavoro.
Stanotte sarà ancora insonne,
senz'amore, sudando nel letto.
48
Dio! Che languido tormento
mi trafigge inesorabile il cuore;
è un antico, consueto suono
di un vecchio accovacciato
che abbraccia il suo organetto.
49
TANGOPOLIS: MOSTRA FOTOGRAFICA SU BUENOS AIRES
A MOSAIC
Stringhe alfanumeriche
attraversano lo schermo
in un trascorso secolo
di avari elettrici impulsi
per una nuova comunicazione.
E poi venne la grafica,
accattivante ed onnivora,
che rapida, ogni cosa divora.
Mosaic, suo primogenito,
nel pieno di beltà
giace archiviato,
ricordo sopra un tempo
non ancora compiuto.
50
A MOSAIC
(prompt-version)
51
A M.C.
Rinvenire un frutto smarrito,
abbandonato a marcire
nelle segrete dell'anima,
non concede altro che muffe;
furono giorni nondimeno gloriosi
dove improvvisi esplodemmo
nel sedimentare, spontaneo,
tutto il nostro bisogno d'amore.
Ora, avvolto in una corazza,
non conosco più l'abbandono,
constato ogni dettaglio e limite
pronto ad arenare la fantasia
sopra un lascivo avventurarsi.
Cerco sangue fraterno, vivo,
dove, cauto, lasciarmi andare.
Abbraccio la mia sola utopia
per poi tornare a naufragare.
52
Nota critica all'edizione
cartacea
Abbiamo tra le mani un piccolo "libro aureo" di rara autenticità. La
parola vi sorge e vi si concretizza, come ferma vitalba di idee, in una
esemplare zona di contemplazione, dove cuore e ragione vanno
insieme, anima e corpo tengono strenuamente ogni loro dato
esistenziale, a fronte di qual si voglia alienante reificazione dei
linguaggi e delle mitopoiesi letterarie.
Un libro che paga altissimo in termini di impegno personale, che sa
ancora far risuonare una voce profetica nel tempio infestato dai
mercanti.
Pietrangeli si cala in un punto cruciale dell'attuale "offesa" letteraria
all'uomo, lì dove sono stati consumati i misfatti poetico esistenziali dei
nostri anni, ed anche prima e oltre. Si fa goccia di sangue viva;
persona, che proprio nell'attraversamento della sua parte di inferno
contemporaneo,
ma con un occhio di pietà e di silenzio quasi sbarbariano, non perde di
vista quella terra d'innocenza ultima, di quella" terra promessa", già
rivelataci da Ungaretti, che è conquista di assiduo lavoro e di libertà. È
53
un libro questo, che ha centrato il tema, che "venera" "Gli dèi
immortali anzitutto", o "quindi gli eroi gloriosi", come limpidamente
Sbarbaro traduce da Pitagora. E ancora vi si avverte la presenza di un
Penna più intimamente ontologico e fondativo di un pensiero, e meno
idillicamente novecentesco o addirittura manierista, da cui Pietrangeli
sa trarre un lessico di alto decoro ed originalità.
Gino Scartaghiande
54
Nota critica all'edizione cartacea
Estratto dei commenti
sull'edizione cartacea
Prospektiva del 11/01
"La poesia è una delle arti che quotidianamente subisce affronti e
pesanti insulti. Chi si cimenta dovrebbe usare guanti e occhi lindi e
affondare il bisturi solo su corpi conosciuti. Pietrangeli è uno di quegli
autori che conosce l'arte e amabilmente (ma con la dovuta è desiderata
cattiveria)ci dona liriche di grande pregio"
Rockerilla del 05/01
"Si tratta di un'ottima edizione cartacea, ben curata nella nota
introduttiva da F. De Girolamo,ed in grado di aprire e manifestare
completamente la versatilità dell'autore romano"
Poesia del 07/01
"Ha ragione Scartaghiande nel vedervi-la presenza di un Penna più
intimamente ontologico e fondativo di un pensiero-aggiungerei
l'inventiva di Bellezza e certi vertiginosi azzardi di erotismo notturno"
Tam Tam del 11/01
"Il risultato appare sublime e per scoprire la ricchezza di questi versi è
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necessario rileggerli più volte"
Il Foglio Letterario del 11/01
"Atmosfera trasgressiva, parole forti, frasi erotiche: ci sarebbero tutti
gli elementi per considerare questo libro un ennesimo esperimento
post sessantottino. Ma Pietrangeli va molto, molto oltre."
Punto di Vista del 12/01
"L'inciso da un maudit qual'è Tristan Corbiere ci da il percorso di una
poetica ov'è presente la materia, il senso biologico della putrefazione"
Freak Out del 03/02
"Pietrangeli esprime una poetica dimentica dell'ipocrisia e della
menzogna che rende tutto conforme, e accomoda lo spirito
adagiandolo al mortifero"
Babilonia del 05/02
"Un ritorno disincantato e originale, al disordinato archivio degli anni
settanta"
Stradanove del 03/02
"E' una miscela esplosiva questo libro esile, che in appena una
cinquantina di pagine rischiara le coscienze"
L'Aurora del 06/02
"Il compito del poeta, che una volta era quello di celebrare, oggi
diventa quello di denunciare la natura corrotta dell'essere umano"
Storie del 06/02
"Una voce ferma, non propriamente disillusa, neppure nostalgica.
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Estratto dei commenti sull'edizione cartacea
Ancora capace di mantenere una libertà vera, quella delle idee"
Alla Bottega del 04/02
"Si entra quella magica alchimia in cui le parole riescono a fissare
nella carta un'esistenza, o meglio, quel fragile ed impossibile attimo in
cui ogni parola tocca una corda emotiva con elegante armonia,
distacco sofferto e profonda eternità"
ViviRoma del 07/02 "Leggendolo non si puo' non restare partecipi
della spiccata capacità di comunicare piena vitalità dei sensi, laddove
non tutto sembra godere di ottima salute"
Poiein del 07/02
"molti, invero, scrivono molto meno bene di come sa scrivere
Pietrangeli"
Erroneo del 07/02
"Raffinata sensibilità estetica e umana, forte tensione religiosa, poca
rabbia (forse), disprezzo, non troppo ostentato, per l'effimero in cui
siamo immersi e per i suoi miti (i mercanti o l'astronave in cartapesta),
un po' di moralismo della serie "nonticurardiloroepassa". Pietrangeli,
almeno in questa raccolta, appare un puro, un iconoclasta poco
rumoroso
Vernice n° 19/20
"il romano Enrico Pietrangeli, in attesa della prossima pubblicazione
del suo primo romanzo ambientato nei tardi e turbolenti anni settanta,
ha fatto uscire il suo primo libro in versi"
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Estratto dei commenti sull'edizione cartacea
Il Laboratorio del Segnalibro n° 8 del 03/02
"Un pathos creato da un vissuto brulicante ed indocile"
Kultunderground del 10/01
"Il pazzo, è una lirica di essenziale e penetrante autenticità,
sconvolgente in quella assoluta visione della follia - dello sguardo di
un folle come fonte di verità inesplorate"
Blackdiamondbay del 11/01
"Niente false ipocrisie, niente nostalgico rimpianto: semplicemente il
racconto nudo, ruvido, dolce amaro di chi guarda il passato con
disincanto da lontano, di - un libero codardo / abbandonato alla
schiava ragione / di ogni anarchico sentimento. - "
Lettera del 11/01
"Una raccolta di poesie di un autore emergente; nello stile e nell'uso
del linguaggio si riconoscono nettamente influenze di Dario Bellezza e
di suoi contemporanei."
Noiastop del 11/01
"Di amore, di morte. Cos'altro è la vita se non questo? Ed infatti
leggere questa raccolta di poesie ruvide e moderne è come ripercorrere
le immagini impresse nell'animo dell'autore dalla vita, e a volte sono
immagini che ci appartengono"
Bookplayer del 06/02
"Quest'opera è dotata di un intimo senso della trascendenza, che si
percepisce con continuità nelle strofe: una ricerca del Sé che sia
esterno da sé, un continuo vagare di meta in meta, di sensazione in
sensazione, verso una serenità e una quiete lontane, che appartengono
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Estratto dei commenti sull'edizione cartacea
unicamente al mondo transeunte dell'hic et nunc, del qui e ora."
Miroir del 09/02
"Pietrangeli pare indurci a riflettere sulle poche certezze o meglio
sulle molte incertezze della nostra vita, e lo fa quasi sottovoce, quasi
non volesse disturbarci troppo salvo poi rimescolare la nostra falsa
sicurezza con descrizioni quasi violente del suo voler essere carne e
sangue, promessa di vita come mera anticipazione del suo
disfacimento."
Corrente Alternata del 07/02
"Evitando compiacimenti gratuiti scava nell'animo umano e lo
sorregge in questo suo dibattersi tra i marosi di quest'epoca così
bassamente morale ed eticamente inconsistente. Mi pare di riscontrare
in tutto l'impianto dell'opera un respiro, oserei dire, quasi biblico"
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Estratto dei commenti sull'edizione cartacea
Enrico Pietrangeli
ENRICO PIETRANGELI ha partecipato, fin dai primi anni ottanta, a
diverse rassegne ed incontri di poesia nella capitale. Ha recentemente
pubblicato il libro “Di amore, di morte” per la Teseo Editore. Ha
inoltre completato la stesura del suo primo romanzo “In un tempo
andato con biglietto di ritorno” e realizzato una seconda raccolta in
versi inedita dal titolo: “Ad Istanbul, tra pubbliche intimità”.
Collabora con Tam Tam, l'UNS, il sito Supertrigger ed altri siti/riviste.
Inediti ed alcune traduzioni sono stati inseriti in riviste ed antologie.
Gestisce il sito Poesia, scrittura e immagine
(www.diamoredimorte.too.it)
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Poesia Contemporanea
Questa è la lista di e-paperback pubblicati fino ad ora in questa
collana:
160
(Enrico Miglino)
Luminazioni
(Roberto Boni)
Protetto dalla pioggia di ottobre
(Cesare Mortera)
Se si può si
(Enrico Miglino)
61
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