TUTTI I FILMATI REPERIBILI, MOMENTO, SU SIMON WEIL...arcangelo laico:
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Da: EstOvest@yahoogroups.com [mailto:EstOvest@yahoogroups.com] Per conto di Massimo Onetti Muda
Inviato: giovedì 7 giugno 2012 18:46
A: Notiziario EstOvest
Oggetto: [EO-n] Fwd: Film UN INCONTRO CON SIMONE WEIL
Da: EstOvest@yahoogroups.com [mailto:EstOvest@yahoogroups.com] Per conto di Massimo Onetti Muda
Inviato: giovedì 7 giugno 2012 18:46
A: Notiziario EstOvest
Oggetto: [EO-n] Fwd: Film UN INCONTRO CON SIMONE WEIL
---------- Messaggio inoltrato ----------
Date: 07 giugno 2012 15:24
Oggetto: Film UN INCONTRO CON SIMONE WEIL
Buongiorno,
mi chiamo Cristina Di Mauro, lavoro per Doc in Progress, una
società di produzione di Torino che si occupa di documentari.
Abbiamo prodotto il film “Un incontro con Simone Weil”, che
racconta la filosofa, attivista e mistica francese attraverso lo sguardo molto
personale della regista Julia Haslett.
Il film, di cui trovate una sinossi qui sotto, non è una
biografia in senso stretto ma si focalizza piuttosto su quanto gli insegnamenti
della Weil siano contemporanei e di grande ispirazione in un periodo complesso
come quello attuale.
Qui la sinossi ufficiale: “Un incontro con Simone Weil racconta
la storia di Simone Weil: filosofa, attivista e mistica francese (1903-1943),
una donna che Albert Camus ha definito “ l’unico Grande Spirito del nostro
tempo”. Simone Weil ha passato la sua breve vita in difesa degli ignorati e
diseredati, dal punto di vista sociale e politico. Nel suo viaggio alla ricerca
di Simone Weil, la regista Julia Haslett si confronta con questioni molto
profonde legate alla responsabiltà morale, che tanto spazio ha nel pensiero
della Weil, all’interno della sua stessa famiglia e nel contesto più ampio
dell’America del 21° secolo. Usando gli scritti della Weil come paradigma di
comprensione, la Haslett dipinge un ritratto commovente di una giovane donna
straordinaria, che, senza posa, ha cercato di vivere secondo i suoi principi.”
Maggiori informazioni sul film le trovate qui:
A questo link trovate il trailer:
Questo è un film importante che tratta temi che di nuovo oggi
sono di grande attualità, un film che racchiude in se molti argomenti: dalla
filosofia, alla religione, alla responsabilità morale dell’individuo e della
collettività.
Michael Moore, che ha premiato il film al Traverse City Film
Festival l’ha definito “commovente e profondamente toccante”.
Siân Miles, autore di “Simone Weil: An Anthology” ha detto del
film:
“…un lavoro stupefacente, una vera rivelazione”.
Fino ad ora il film è stato ospite di numerosi festival ed ha
ottenuto molti riconoscimenti, ora vorremmo farlo circuitare in associazioni,
scuole etc perchè crediamo che sia un utile strumento per incoraggiare una
riflessione costruttiva sulla delicata situazione socio economica che stiamo vivendo.
Se vi interessa organizzare una proiezione del film, potete
scrivere a: fabrizia@simoneweilmovie.com
Spero di avere presto una vostra risposta,
Cordiali saluti,
Cristina Di Mauro
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http://it.wikiquote.org/wiki/Simone_Weil
A cura di Antonino
Magnanimo http://www.filosofico.net/weil.htm
" Questo mondo è una porta chiusa, è una barriera ma nello stesso tempo è il passaggio. "
SIMONE WEIL
" Questo mondo è una porta chiusa, è una barriera ma nello stesso tempo è il passaggio. "
Simone Weil
nacque a Parigi nel 1909 da una famiglia ebrea. Fu studentessa all'Ecole Normale
e insegnante di filosofia in vari licei. Militante dell'estrema sinistra
rivoluzionaria, nel 1934, spinta dall'inderogabile esigenza interiore di
conoscere direttamente le peggiori condizioni di vita dei lavoratori, troncò la
professione e gli studi puramente teorici per lavorare come operaia alla Renault
di Parigi: fu un duro ma per lei entusiasmante inserimento nella vita.
Ammalatasi di pleurite, fu costretta a lasciare l'officina, iniziando un periodo
cruciale di intimo ripensamento. Nel 1936 partecipò come volontaria repubblicana
alla guerra civile spagnola arruolandosi nelle file anarchiche della famosa
Colonna Durruti, accettando anche i servizi della cucina; ma in seguito ad una
grave ustione a un piede dovette rientrare in Francia. Al 1937 risale la svolta
mistica, che si traduce in una fede vissuta con grandissima intensità. Esclusa
dall'insegnamento in seguito alle leggi razziali durante il regime di Vichy,
fece la contadina fino al 1942, quando si rifugiò con la famiglia negli Stati
Uniti dove fu molto vicina ai poveri di Harlem. Poco dopo, però, richiamata
dall'impegno contro il totalitarismo, tornò in Europa ma nel 1943 morì a soli 34
anni nel sanatorio di Ashford in Inghilterra. La vicenda umana e intellettuale
di Simone Weil appare profondamente segnata dalla vicende dei totalitarismi
della seconda guerra mondiale.
Il suo pensiero è caratterizzato da un forte
principio di realtà, nonché dall' esigenza di ancorarlo al contesto sociale e
politico di appartenenza (del quale sperimentava, spesso in prima persona, le
condizioni). Weil prende parte in più occasioni alla vita politica degli anni
tra le due guerre, intrattenendo vari contatti: ora con i gruppi della
resistenza repubblicana, durante la breve e sfortunata partecipazione alla
guerra civile spagnola, ora ospitando per un breve periodo il leader
antistalinista Trotzkij, nonché organizzando manifestazioni antifasciste di
vario genere che le costeranno la segnalazione alle autorità scolastiche e
relativi trasferimenti. L' analisi filosofica di Simone Weil, asistematica e
originale, difficilmente collocabile all' interno di correnti tradizionali, ha
finito per passare in secondo piano rispetto al vissuto dell' autrice.
Tutte le
sue opere sono state pubblicate postume. Fra gli ultimi libri pubblicati in
Italia ricordiamo: Oppressione e libertà 1956; Riflessioni sulle cause
della libertà e dell'oppressione sociale 1997; La prima radice 1996;
Primi scritti filosofici 1999; Piccola cara, lettere alle allieve
1996; Lezioni di filosofia 1999; Attesa di Dio 1998; L'ombra e
la grazia 1996; Pensieri disordinati sull'amore di Dio 1984;
Quaderni I, II, III, IV . In Riflessioni sulle cause della libertà e
dell'oppressione sociale , un saggio del 1934 ma pubblicato in Italia solo
nel 1997, Weil descrive la condizione operaia e fa una
critica radicale del capitalismo industriale. All'autrice non sembra possibile
cancellare l'oppressione e l'ingiustizia nella società umana. Anche le stesse
rivoluzioni tendono a tradire le promesse. Alla base dell'ingiustizia, prima
ancora della proprietà privata e dei mezzi di produzione, vi è la separazione fra lavoro manuale e lavoro intellettuale, fra funzioni
direttive e funzioni esecutive .
Con lo sviluppo dell'economia e
conseguentemente della divisione del lavoro, aumenta la dipendenza
dell'individuo. Tale dipendenza diviene soggezione al potere. Dopo l'esperienza
storica dell'oppressione attuata con la forza delle armi e di quella prodotta
dalla ricchezza concentrata nel capitale privato, l'umanità comincia a
sperimentare una forma nuova di oppressione determinata dalla divisione del
lavoro che costringe l'uomo a forme estreme di specializzazione. Viviamo in un
mondo dove nulla è a misura dell'uomo, dove tutto è squilibrio e la società è
collettività cieca, trasformata in una macchina per comprimere cuore e spirito e
per fabbricare l'incoscienza. Separando il lavoro dalla conoscenza, la società
moderna e soprattutto la società industriale, che ha aumentato enormemente la
complessità della sua organizzazione, hanno posto le condizioni per un potere
sempre più forte che tende a riprodursi anche là dove è stata fatta la
rivoluzione. Da qui derivano alcune indicazioni: la società deve essere centrata
sul riconoscimento del lavoro, ma di un lavoro nel quale sempre più si
compenetrino l'ideazione e la progettualità da un lato e l'esecuzione e la
realizzazione, dall'altro.
Per Simone Weil la libertà
perfetta è un ideale irraggiungibile, noi possiamo tendere solo ad una
libertà imperfetta e bisogna tener conto che l'individuo è condizionato dalla
necessità. Lo sforzo di affermare la libertà di pensiero si compie all'interno
di una macchina sociale in cui sembra perdersi il senso del vivere. La libertà viene concepita come un ideale regolativo , cioè un
obiettivo a cui aspiriamo senza poterlo mai raggiungere: proprio come le "idee"
kantiane. Ciò non vuol dire che sia inefficace, perché, a differenza dei sogni,
gli ideali orientano e muovono uomini e donne, li impegnano a cambiare lo stato
delle cose, rendendo meno imperfetta la società. Dopo la bellezza, il tema
principale che la Weil sviluppa nelle sue opere è l' oppressione , vista come schiavitù dell'uomo. In
Opposizione e libertà Weil scrive che mai come in questo momento
l'individuo è stato così completamente abbandonato ad una collettività cieca,
mai gli uomini sono stati più incapaci non solo di sottomettere le loro azioni
ai propri pensieri, ma persino di pensare. Alla Weil, in pratica, sembra che
l'uomo abbia perso la sua umanità e la causa di questo " doloroso stato "
è per lei molto evidente. Noi viviamo in mondo dove nulla è a misura dell'uomo,
dove vi è una sproporzione mostruosa tra il corpo dell'uomo, il suo spirito e le
cose che costituiscono attualmente gli elementi della vita umanitaria, dove, in
una parola, tutto è disequilibrio. E all'interno di questa società, l'uomo
sperimenta l'impotenza e l'angoscia. La Weil, così, vede la
storia umana come asservimento degli uomini . " La società è diventata
una macchina per comprimere il cuore " e per fabbricare l'incoscienza, la
stupidità, la corruzione, la disonestà e soprattutto la vertigine del caos.
Nella storia umana due sono state e sono le principali forme di oppressione:
a) la schiavitù esercitata in nome della forza
b) l'asservimento in nome della ricchezza trasformata in capitale.
Sta per cadere sugli uomini un'altra e nuova forma di oppressione: l'oppressione esercitata in nome della funzione , frutto
maturo del lavoro frantumato tipico del Capitalismo. " La rivoluzione è un ideale, un giudizio di valore, una
volontà ". Di fronte a tutte le forme di oppressione, di fronte a questo
stato doloroso, Simone Weil fa appello ad un obbligo eterno: quello verso
l'essere umano in quanto tale. L'uomo non può essere oggetto. L'individuo è il
valore supremo, un valore calpestato anche dai movimenti che si richiamano a
Marx. Ed è proprio perché vuole raggiungere queste alte finalità che non basta
Marx con la sua " idea di materia sociale "concepita come " una
macchina atta a fabbricare del Bene ". Simone Weil aggiunge, inoltre, che la
materia sociale lasciata a se stessa produce altre schiavitù. I movimenti
sociali ispirati da Marx sono tutti falliti, soprattutto perché hanno ignorato
la sola idea preziosa che si trovi nella sua opera, vale a dire il metodo materialista , lo strumento d'analisi dei fatti sociali
tramite il ricorso alle cause economiche.
La Weil non critica solo il marxismo,
ma anche quei movimenti che assumono una sorta di fatalismo e di disinteresse
nei confronti di chi al momento soffre, aspettando che una felice catastrofe
porti un capovolgimento della società in cui " gli ultimi saranno i primi
". Da questo si capisce perché per la Weil essere rivoluzionari significa
invocare coi propri desideri e aiutare con le proprie azioni tutto ciò che può,
direttamente o indirettamente, alleggerire o sollevare il peso che schiaccia la
massa degli uomini. Intesa così, " la rivoluzione viene ad essere un ideale,
un giudizio di valore, una volontà e non un'interpretazione della storia e del
meccanismo sociale ". Nel saggio L'Iliade o il poema della forza
(1939), Weil esalta il modo in cui l'uomo greco viveva la guerra e il suo
terribile gioco accordando eguale rispetto al vinto e al vincitore, provando
sgomento per la distruzione di una città. Quando gli uomini entravano nel gioco
della guerra, diventavano pietre nelle mani degli dèi, ossia cose sotto il "
giogo della Forza ". Alla fine vince solo la Guerra .
La Guerra è una prova della miseria umana, dei limiti
dell'essere umano, è l'emergere di una Forza che domina l'anima dell'uomo e la
incatena al suo destino immodificabile. Omero è un protagonista senza volto
degli avvenimenti narrati ed è obiettivo nei confronti dei vincitori e dei
vinti. Ma alla fine tra chi è in grado di infliggere la morte credendosi con ciò
libero, e chi invece subisce la morte non vi è differenza. Achille che sgozza
dodici adolescenti troiani sulla pira di Patroclo, tanto naturalmente come si
recidono i fiori per una tomba, non sfuggirà al destino comune della morte,
unica e inesorabile vincitrice. " Anche se ci illudiamo di maneggiarla, la
forza si può soltanto subire. Il destino di chi uccide è di essere ucciso a sua
volta ". La visione greca dell'uomo si prolunga, per la Weil, fino al
Vangelo. Ciò che unisce Omero agli Evangelisti è il senso del valore della
miseria umana, una miseria vissuta dallo stesso Cristo sulla croce. Una miseria
a cui i Greci opponevano la virtù e i Vangeli la Grazia. La liberazione
dall'oppressione sociale, pur equivalendo ad una rivoluzione che fa dell'uomo il
valore supremo, non è la salvezza o la redenzione dell'uomo.
L'infelice è chi prova l'assenza di Dio e che cammina sul
crinale di un baratro, motivo per cui o cade o imbocca la via della salvezza.
Per la Weil, l'infelicità è un ingegnoso dispositivo della tecnica divina
escogitata per far entrare nell'anima dell'uomo " l'immensità della forza
cieca, brutale e fredda ". Inoltre, l'infelice è chi non vede alcuna luce
nella sua vita, nessun senso della sofferenza, nessuno scopo nell'affaccendarsi
dell'umanità. L'infelice è distante da Dio, il quale già al momento della
creazione si è distanziato dal creato affinché questo potesse esistere. Perciò,
per sconfiggere l'infelicità l'uomo deve eliminare questa distanza da Dio,
compiendo il cammino opposto a quella della creazione: deve attuare una
decreazione, deve annullare il sue essere, deve distruggere il proprio io.
L'annullamento dell'io si ha nella sofferenza, nell'umiliazione, nella
sopraffazione subita, nell'abbrutimento dei campi di concentramento.
La visione
della Weil è pessimistica. Viviamo in un mondo dove nulla è a misura dell'uomo,
in una società che è stata trasformata in una macchina possente, nella quale
l'individuo avverte di essere solo un ingranaggio e che arriva a comprimere il
cuore e a fabbricare l'incoscienza. Complessità sociale, gerarchie sociali
sempre più chiuse, macchine di potere sempre più sofisticate e oppressive: il
crescente pessimismo delle Weil, da lei vissuto come una
ferita sempre più dolorosa, non si tradurrà mai in senso di impotenza. Da un
lato glielo impedisce la prospettiva religiosa, a cui si aprirà con la
conversione al Cristianesimo; dall'altro, l'ansia e la febbre di agire a favore
dei ceti subalterni la porteranno, fino all'ultimo, a impegnarsi e a lottare
ovunque, con i repubblicani in Spagna o nei quartieri di Harlem a New York, o
nella Londra bombardata della Seconda Guerra Mondiale. Simone Weil è pessimista.
Vede la società andare nella direzione in cui aumenta lo sfruttamento del lavoro
operaio e gli individui vengono sradicati dal loro passato, gettati in una
condizione di solitudine e di assenza di valori, mentre si rafforzano le
gerarchie e i poteri burocratici, le strutture di comando e le pratiche violente
e ci si avvia verso la guerra. Da questa profonda tensione interiore nasce la
svolta della fede, che non è, in lei, mai rinuncia alle sue posizioni sociali,
ma convinzione che di fronte alla miseria umana occorre intravedere anche una
prospettiva ultraterrena di salvezza. La ricostruzione sociale e politica della
società deve, quindi, poggiare su basi etico-religiose, su una rigenerazione
spirituale di individui e collettività, in cui a una nuova democrazia si
accompagni un nuovo radicamento nel proprio passato, nella tradizione, in una
società giusta e rispettosa delle persone. Fede, tensione morale e impegno
politico non l'abbandoneranno mai, fino alla morte. " La croce è la nostra
patria ", diceva più volte.
Anche la riflessione
politica , le varie esperienze di militanza sindacale e politica e
l'adesione a posizioni sindacaliste rivoluzionarie, trotzskiste più che
marxiste, esprimono una fortissima tensione spirituale, uno slancio ed una
ispirazione etico-religiosa, l'intenzione di una scelta esistenziale, quella di
stare sempre dalla parte degli oppressi. E' proprio la centralità della scelta
etica, nel determinare gli orientamenti dell'esistenza degli individui, la porta
a rifiutare, del marxismo, il materialismo e il determinismo economicistico.
Simone Weil subisce dapprima il fascino del marxismo di cui tuttavia rifiuta la
configurazione teorica dello Stato per il suo autoritarismo. Si occupa di
politica fin dagli anni del liceo ma non si iscrive mai ad alcun partito. La sua
stessa militanza sindacale e politica iniziale, più anarchica che marxista,
trova le sue ragioni in un'ispirazione etica che la porterà a mettersi sempre
dalla parte degli oppressi. Diceva spesso che occorreva essere sempre disposti a
cambiare per seguire la giustizia, questa eterna fuggiasca. Filosoficamente
aderisce inizialmente al pensiero dei suoi docenti e nella sua esperienza di
insegnamento ne proseguirà il metodo invitando gli allievi a leggere
direttamente i testi dei filosofi anziché i manuali.
Successivamente Simone Weil
andrà sviluppando il suo pensiero che sarà sempre più caratterizzato dalle
esperienze interiori. Gli anni di lavoro in fabbrica danno l'avvio ad una
profonda e sofferta riflessione sul senso della propria esistenza, mentre vive
l'esperienza operaia come occasione di esperienza interiore. Sono anche gli anni
in cui si intensificano quei dolori di testa che la indurranno ad esperire che
cosa significa assaporare la morte da viva. L' idea della
morte , così presente in Simone Weil, è qualcosa di più del frutto di
momentanei scoramenti: attraverserà tutta la sua vita costituendone il vettore
di ricerca della verità. Abbandona gradualmente l'interesse più propriamente
politico e sospinge sempre più la sua riflessione in direzione del senso
dell'esistere, colto nei suoi risvolti religiosi e mistici, senza con ciò
rinunciare al tentativo di tradurre il tutto in Pensiero, compito che non delegò
mai ad alcuna istituzione politica né ecclesiastica: questo fu uno dei punti
fermi che le garantì la coerenza con se stessa.
La Weil è un personaggio
estremamente significativo per la pregnanza e la radicalità con cui ha vissuto e
concretizzato la sua weltanschauung , la sua visione del mondo. Come
filosofa certamente non fu capita. Ci fu sempre un maggior interesse per il suo
carattere, da molti ritenuto eccentrico ed esemplare e per le sue esperienze
personali, piuttosto che per il suo pensiero.
<§*§> LUCE INFINITA DELL'AMORE, DELLA COMPASSIONE, DELLA VERITA' <§*§>
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