Johann Wolfgang von Goethe (Francoforte sul Meno 1749 - Weimar
1832)
F A U S T
- Prefazione commentata
- Introduzione all'Opera
In quest'opera, che è il suo indiscusso capolavoro, Goethe riprese il soggetto
di una leggenda popolare molto diffusa in Germania e che in Inghilterra era già
stata soggetto di una rielaborazione teatrale da parte del poeta elisabettiano
Christopher Marlowe. La storia ha come protagonista uno studioso, Johann Faust,
che, ormai vecchio, tentato dal demonio Mefistofele, vende la propria anima in
cambio di giovinezza, sapienza e potere. Ora Faust, onnipotente, può disporre
delle sorti altrui: porta alla follia e alla morte una povera fanciulla,
Margherita; poi inizia a esercitare la sua influenza diabolica presso le corti
principesche del gran mondo. E benché tutto sembri congiurare alla dannazione di
Faust, la pietà divina riconosce il desiderio di bene che è stato all'origine di
tanto peccare: la stessa Margherita intercede per Faust, simbolo ormai
dell'umanità stessa e del suo cammino verso la redenzione. L'opera, allegoria
della vita umana nell'intera gamma delle passioni, delle miserie e dei momenti
di grandezza, afferma il diritto e la capacità dell'individuo di voler conoscere
il divino e l'umano, la capacità dell'uomo di essere "misura di tutte le cose",
e mostra il cammino percorso da Goethe dagli anni inquieti dello Sturm und Drang
fino alla compostezza classica delle forme e alla saggezza della maturità. E' il
mito della superbia della ragione illuministica, dell'uomo che vuole essere il
signore del mondo. Faust è un medico-scienziato, uomo rispettabilissimo, che
svolge la sua attività con un aiutante (Wagner). Conosciuto tutto il possibile,
Faust si sente insoddisfatto e si rivolge alla magia, che gli si presenta come
vero e proprio spirito della magia, incarnato dalla diabolica figura di
Mefistofele. Quest'ultimo era già comparso nel 'prologo in cielo' per sfidare il
Signore che riuscirà a dannare Faust. Faust e Mefistofele siglano un patto:
Faust ottiene la giovinezza in cambio della propria anima. Dopo di che, Faust si
innamora della bella popolana Margherita e riesce a conquistarla: ella è indotta
da Faust a somministrare un sonnifero alla propria madre per potersi così
incontrare con l'amante. Il sonnifero, però, porta la madre alla morte.
Margherita, uccisa la madre e anche il proprio fratello (Valentino), commette un
altro omicidio: toglie infatti la vita al suo bambino (affogandolo), figlio di
Faust, e viene arrestata. Nel frattempo Faust vive con Mefistofele nuove
avventure: viene infatti introdotto alla conoscenza dei mondi infernali e
condotto ad una Sabba (il concilio di streghe e potenze demoniache). Nell'ultima
scena dell'opera la ritroviamo in carcere, in preda a forti allucinazioni:
invoca a gran voce il perdono di Dio. Faust, accortosi di quanto sta accadendo,
impone a Mefistofele di liberare Margherita, la quale, però, si rivela impaurita
dalla figura di Mefistofele: ha colto in tale figura la presenza del diabolico,
il male. Margherita viene comunque dichiarata salva da una voce celeste. Questa
è la trama generale dell'opera. Due sono le grandi tematiche del Faust: il
patto-scommessa e lo Streben (il cercare): Mefistofele sfida Dio,
dimostrando che Faust, pur affannato alla ricerca di nuovi ed elevati saperi, è
in realtà pur sempre disponibile ad un piacere che proviene dall'abbandono della
sapienza. Il Signore tira in ballo il concetto di Streben dicendo che ' erra
l'uomo finchè cerca '. La parola 'streben' caratterizza il protagonista, il
suo continuo sforzo di superare i limiti, di non appagarsi mai in nessuna
situazione; rappresenta anche lo spirito della borghesia, la sua forza
innovativa e rivoluzionaria. Faust, nel primo prologo, è disperato: il sapere
cui è pervenuto non gli permette di conoscere l'intima essenza della Natura
(tema sentitissimo in Goethe) e decide dunque di darsi alla magia, evocando
Mefistofele. Faust è salvato in extremis dal suicidio: sente la campane della
pasqua e la gioia che da ese deriva. In Faust, va sottolineato, convivono due
anime in contrasto: la prima tende al potere-sapere, l'altra ad un legame con il
mondo. Qui sotto c'è una trama più dettagliata:
Volume I
Prologhi
- Dedica
- Prologo sul teatro: Direttore - Poeta. Il direttore è avido di guadagno, il
poeta difende i diritti del genio e ha simpatia per l'improvvisazione e vuole
preparare il pubblico all'apparente disorganicità del Faust. - Prologo in cielo: Mefistofele - Dio ® accordo.
Mefistofele può tentare come vuole Faust, ma Dio è convinto che non ci riuscirà.
Entrano nuovi elementi: la lotta tra l'Io e la natura.
Prima parte della tragedia
- Notte: Faust si rende conto di non sapere nulla ®
desiderio di reagire alla conoscenza libresca per avviarsi, staccandosi
dall'illuminismo, verso una conoscenza intuitiva per svelare l'essenza della
natura. Vuole arrivare alla chiarezza. Invoca lo Spirito della terra, ma si
conclude in una sconfitta perché sente ancor più dolorosamente la distanza tra
l'uomo e Dio, tra la creatura finita e l'infinito. Viene rispinto entro i limiti
delle sue umane possibilità, come castigo di essersi creduto simile a Dio.
Dialogo con Wagner (studente) che vorrebbe sapere sempre di più. Wagner è il
rappresentante della decadente tradizione della retorica umanistica e di alcuni
aspetti della letteratura del tempo.
Più tardi, solo decide di suicidarsi,
per rientrare nell'universale, nell'infinito. Il desiderio di vivere e
l'aspirazione di fondersi con il tutto sono in Goethe spesso uniti con il senso
della morte. Faust crede l'inferno una creazione umana. Gli angeli evocano in
lui il periodo felice della sua giovinezza e lo fermano.
Streben:
impulso che non lo abbandonerà mai, come energia vitale e positiva. Allo
Streben di Faust, che è desiderio di andare sempre oltre i risultati
delle proprie esperienze, si oppone il Genus di Mefistofele, che è quasi
voluttuosa pigrizia di appagarsi in quello che è. - Fuori della porta della città: giovani a passeggio.
Inquietudine di Faust
contrasta con la pacata esistenza di Wagner e il primitivo viversi della folla.
Faust si rivolge agli spiriti dell'aria perché lo strappino alla sua chiusa
esistenza.
"Due anime abitano nel mio petto, l'una si vuol separare
dall'altra". ® Faust è ormai fuori dal dualismo
cristiano: cielo / terra, Uomo / Dio, natura / spirito. Il suo dualismo è dentro
di lui. Ecco le due anime. Una lo avvince al mondo sensibile, l'altra verso
l'infinito e il divino.. il diavolo è un po' la voce della prima anima, ma Faust
sa che la seconda avrà il sopravvento.
Faust vede un cane ® Mefistofele - Studio: dal cane si sviluppa Mefistofele. Non appare a Faust perché è stato
evocato, ma per il discorso del prologo in cielo. D'altro canto Faust non aveva
invocato il demonio, ma gli spiriti che stanno tra cielo e terra. Mefistofele
gli si presenta come un diavolo come tutti gli altri. - Studio: patto. Faust accetta le condizioni di Mefistofele e questi crede che
vincerà la scommessa saziandone il corpo e l'animo di brutali piaceri. Faust,
poco preoccupato di com'è l'aldilà perché non crede all'aldilà tradizionale, si
sente legato alla terra e vuole vivere qui la sua esperienza, è anche convinto
che non potrà mai arrivare a una dichiarazione che indichi soddisfazione e
sazietà nel suo animo perché non crede nemmeno a queste possibilità.
Nell'accettare il patto egli accetta anche il patto con se stesso: non
soggiacergli. Faust si ribella al suo tempo e alla cultura. Solo se Mefistofele
riuscirà a spegnere il suo desiderio di agire, Faust sarà sconfitto. Ma sa anche
che Mefistofele, per la sua natura, non può capire l'essere umano nel suo alto
tendere e gli chiede che gli può dare senza illudersi. Faust arriva ad un
impegno con sé stesso e contro Mefistofele: non lasciar mai spegnere il suo
desiderio di vita ® germe della vittoria finale di
Faust. Mefistofele, che gli consiglia di abbandonarsi ai piaceri della vita, non
lo comprenderà mai. (leggi pag. 83)
Faust - Goethe volta le spalle
all'Illuminismo per abbracciare l'irrazionalità dello Sturm und Drang: "entro
qualsiasi costume sentirò sempre la pena di questa angusta esistenza
terrena". Entra uno scolaro che rappresenta Goethe giovane di Lipsia. - Cantina di Auerbach a Lipsia: ambiente studentesco. Arrivano Faust e
Mefistofele. Faust quasi non parla, il diavolo fa uscire il vino dal tavolo ma,
quando inavvertitamente uno studente lo fa cadere per terra, si trasforma in
fiamme. - Cucina della strega: Faust ringiovanisce, da questo momento è il personaggio
principale. - Strada: inizia il dramma di Margherita il suo amore per Faust si risolverà
in tragedia personale e creerà la distruzione di quella piccola società che
prima la protegge e poi l'imprigiona. Faust è attirato da questo semplice mondo
idillico e sente che ciò lo pone in urto con il suo Streben. Il contrasto non si
risolve. Margherita rappresenta un po' tutte le donne amate da Goethe nella sua
giovinezza. Egli vede in Margherita e nel suo agire una prova di quella forza
irresistibile che è nella natura, e che avvince e domina anima e sensi.
Lentamente il suo amore per Faust le farà superare tutte le barriere: la
differenza sociale, religiosa, il ritegno morale per una notte d'amore senza
matrimonio. - Sera: Faust e Mefistofele vanno a casa di Margherita, ambiente impregnato di
castità e purezza. Faust vi lascia un cofanetto pieno di gioielli. Il suo
desiderio sessuale si tramuta in amore. Lei lo trova. - Passeggiata: Mefistofele racconta a Faust che la madre ha portato il
cofanetto al parroco ® condanna l'avidità della chiesa.
- La casa della vicina: Margherita ha trovato un altro cofanetto e lo porta da
Marta. Arriva Mefistofele, comunica a Marta la morte di suo marito e le fa la
corte. - Strada: "in breve tempo Margherita sarà vostra".
- Giardino: conversazione delle due coppie. Faust e Margherita molto
innamorati, Mefistofele schiva le allusioni di Marta e lei insiste. Ogni dialogo
tra Margherita e Faust è sempre più caldo fino ad arrivare alla dichiarazione
d'amore. - Bosco e caverna: monologo di Faust, è una preghiera di ringraziamento allo
Spirito della terra che, attraverso il finito, il terreno (l'amore per
Margherita), ha costruito un legame con l'infinito. l'amore gli ha insegnato
anche che la conoscenza dell'infinito passa attraverso il finito. Faust avrebbe
raggiunto equilibrio, conoscenza e fusione con la natura se non o turbasse la
compagnia di Mefistofele, cui ormai è legato. Senza Mefistofele ha stabilito con
sé e la natura un rapporto diverso, gli pare d'essersi purificato con l'aver
frenato il desiderio di possedere Margherita.
Sopraggiunge Mefistofele che
cerca di tramutare l'amore in passione, Faust si rende conto che non la può
frenare e vi si abbandona. Distrugge in sé ciò che vi era di grande e nobile e
distrugge anche l'ingenuità di lei. - Giardino di Marta: Margherita ha ormai deciso di darsi a Faust, sente che
quello è il suo destino. Ma sente il bisogno che la loro unione sia dello
spirito e della carne e s'informa sulla religiosità di lui. La religiosità di
Faust è quella dello Sturm und Drang, una religione di natura. Margherita ha i
primi dubbi sulla natura di Mefistofele. Faust le dà delle gocce da mettere
nella bevanda della madre affinché dorma. - Alla fonte: è passato un po' di tempo. Margherita sa, anche se la sua colpa
non è ancora visibile. - Bastione: Margherita non si può rivolgere a nessuno per conforto, nemmeno
all'amato che è egoisticamente lontano. - Notte: Faust uccide Valentino, il fratello di Margherita, che vuole
svergognare pubblicamente la sorella, poi deve fuggire dalla città. - Duomo: funerale della madre, che è morta per il narcotico senza potersi
confessare. Margherita, senza madre, fratello e Faust, è completamente sola. - Notte di Valpurga: festa sensualmente pagana. Mefistofele conduce Faust sul
Brocken nella speranza che questi conosca la lussuria e vi si abbandoni, ma
Faust non vi si perde totalmente perché a richiamarlo a sé c'è l'immagine di
Margherita, simbolo della donna-amore. E' questa che vincerà sulla
donna-lussuria e lo richiamerà dall'abisso della lussuria, volgendolo verso
nuove esperienze.
La scena si divide in quattro parti:
- salita di Faust e Mefistofele verso il Brocken;
- rappresentazione della notte di streghe e lussuria;
- partecipazione di Faust e Mefistofele alla danza volgare;
- apparizione di Margherita;
dato un riferimento satirico (i malcontenti che si lamentano di tutti ma non
fanno nulla per cambiare le cose, il poeta dilettante, i poeti modesti, Nicolai,
i poeti della vecchia scuola, persone volubili, Lavater, Fichte, Kant, Jacobi,
la scuola di Hume). - Giorno fosco, campagna: si ritorna all'azione. Faust scopre che Margherita è
in prigione e vuole farla fuggire, offuscando i sensi del carceriere. - Carcere: Faust è lì per il suo dovere di uomo e per pietà, ma non più per
amore. Soddisfatta la sua passione, vuole riprendere la sua ricerca. Lei lo
capisce. In Margherita comincia ad affiorare il senso dell'errore commesso, per
non vorrà seguirlo e dichiarerà la sua volontà di espiazione. Così si salva.
Vede Mefistofele alle spalle di Faust e sente che lui è perduto. L'invocazione
finale "Heinrich, Heinrich!" è la promessa di un amore dopo la
morte.
Seconda parte della tragedia
In cinque atti
Atto Primo
- Ridente contrada: è passato uno spazio di tempo indeterminabile. Faust si
ridesta in mezzo alla natura serena e ridente. Sul tormento si posa la natura
ristoratrice e rinasce a nuova vita, dimentica il passato. La voglia e la gioia
di vivere lo salvano dal rimorso. Tutti vogliono fargli dimenticare quanto è
successo. Cambia la sua visione della vita, non si slancia più verso l'infinito,
ma accetta i limiti del reale, del finito, della conoscenza. L'uomo, pur
aspirando al divino, deve limitarsi a goderne quanto di esso si manifesta in
terra e vivere ed agire entro i limiti concessi all'umana natura. - Palazzo imperiale, sala del trono: Goethe giudica il mondo di corte con
ironia, i suoi difetti, il suo falso splendore, le sue debolezze, senza che il
rispetto per l'autorità venga meno. Mefistofele prende il posto del buffone. - Gran salone: mascherata di carnevale a corte, non ha un significato
particolare, ma ha solo lo scopo di divertire. Faust appare vestito da Pluto, il
dio della ricchezza come mezzo di creazione e attività umana, e Mefistofele da
Avarizia. L'imperatore è vestito da Pan. Faust fa sgorgare un fiume d'oro dalla
sua cassa, la barba dell'imperatore prende fuoco, Faust e Mefistofele dominano
le fiamme e appaiono come salvatori. - Giardino di svago: con le sue arti magiche, Faust si è guadagnato i favori
dell'imperatore. Grazie a lui i debiti dell'impero vengono salvati e si produce
carta moneta. - Galleria oscura: è la prima delle tre scene che culmineranno con
l'invocazione di Elena. Elena si trova in un mondo che non è quello di
Mefistofele perché quest'evocazione non dipende dalla magia. Lei è l'idea della
pura bellezza e risiede in un mondo al di fuori di quello di Mefistofele, presso
le Madri. Elena sarà colei che apre a Faust un nuovo mondo e lo avvia verso una
nuova esperienza ed in essa lo accompagnerà. Goethe considera il loro amore come
un amore altissimo, nel quale anima e sensi formano un'unità inscindibile. Le
Madri ® la forma originaria e primitiva di ogni forma
vivente (mito creato da Goethe).
L'imperatore vuole che Faust invochi Elena e
Paride, ma deve scendere dalle Madri e Mefistofele gli dà la chiave. La sua
impresa è vera e grande magia, non di formule, ma di volontà d'animo. Entra in
un mondo fuori del tempo, il mondo dell'assoluto. Ritorna diverso, ha inizio qui
il suo viaggio verso il divino mondo della bellezza, che finirà con la morte di
Elena. - Sale riccamente illuminate: intermezzo. Mentre Faust è dalle Madri,
Mefistofele opera miracolose guarigioni. - Sala dei cavalieri: Faust torna, appaiono sul palco Elena e Paride. Frivoli
commenti della folla egli vuole Elena, ma per poter arrivare a questa bellezza,
dovrà compiere la lunga educazione estetica in Grecia. Nel suo rapimento,
dimentica che tra il mondo della magia e quello della realtà esiste un abisso
invalicabile, si illude di poter dominare con la chiave entrambi i mondi. Ma è
un errore perché confonde il mondo degli spiriti con quello terreno. Faust nel
voler difendere Elena dal ratto di Paride e nel volerla fare sua, viola questa
legge. La catastrofe è inevitabile.
Volume II
Atto Secondo
- Stretta stanza gotica con alte volte: Faust è presente solo con il corpo, ma
la sua mente è altrove. L'evocazione di Elena e il tentativo di Faust di
impadronirsene, mettono Mefistofele di fronte a nuovi problemi. Lo riporta nello
studio dove strinsero il patto e, mentre Mefistofele si diverte con Wagner,
ormai dottore inorgoglito e con il Famulus di lui, Faust sogna Elena. - Laboratorio: Wagner cerca di creare artificialmente un uomo. Wagner mette
insieme gli elementi, Mefistofele gli soffia la vita ®
Homunculus. Eredita da Mefistofele il piacere dello scherzo, da Faust il
desiderio di fare. Ma per essere veramente vivo egli ha bisogno di una propria
individualità, ha bisogno di divenire, di formarsi. E in questa ricerca di vita
troverà la sua fine. L'anima di Faust è immersa nel mondo della classicità e non
in quello nordico medievale. - Notte di Valpurga: questa scena costituisce il ponte necessario tra il
laboratorio di Faust e l'esperienza con Elena, non più ombra evocata ma creatura
viva. Faust, per arrivare a questo, dovrà passare per il terribile mondo
mitologico greco. Vi è qui un dramma nel dramma.
- Scena: Homunculus, Faust e Mefistofele giungono sui campi di Farsaglia.
- Scena: Sfingi, Grifoni e Sirene li accolgono nel loro mondo.
- Scena: lungo il Peneio inferiore, Faust ha la visione della nascita di Elena
e si incontra con Manto, una Sibilla, che gli permette la discesa all'Orco. - Scena: lungo il Peneio superiore, Mefistofele si trasforma in Forciade, così
può entrare ed essere accettato, nel mondo classico. - Scena: tra le rocce del mar Egeo si compie il destino di Homunculus. Egli
vuole vivere una vita concreta, uscire dal vetro dove conduce una vita
artificiale. Assetato di amore e bellezza si slancia verso la dea Galatea ma,
nell'impeto, infrange il cristallo e muore. Homunculus sacrifica la sua vita
spirituale e da questo sacrificio scaturirà la vera essenza della fusione corpo
/ spirito. Egli muore per diventare perché per vivere la sua assoluta
spiritualità deve fondersi con la realtà. Anche nell'esistenza degli uomini, lo
spirito per vivere e per dare vita, deve incatenarsi. Morire e diventare
attraverso questo spirito sono la via alla vita.
le teorie sull'origine del mondo (polemica vulcanisti e nettunisti) e quelle
sull'origine della vita. I vulcanisti ritengono che la crosta terrestre sia
effetto dell'azione dei vulcani, i nettunisti che sia effetto dell'azione
dell'acqua. Goethe inclinava verso i nettunisti Vi sono in queste scene, tre
azioni singole e parallele.
Atto Terzo
- Davanti al palazzo di Menelao a Sparta: Elena appare sulla scena avvolta da
un'aura tragica, come un personaggio di Euripide. Goethe, scrivendo questo atto,
pensava a una seconda grande esperienza d'amore di Faust, un'esperienza che
fosse felice conquista spirituale della classicità e della bellezza, amore che
fosse armonia di anima e corpo. Assistiamo qui ad una nuova vita di Elena e
Faust in Grecia e, nella loro unione, vi è una simbolica unione del mondo
classico-mediterraneo con il mondo nordico-romantico. Mefistofele-Forciade
(rappresenta il mondo cristiano-occidentale) deve creare in Elena il desiderio
spontaneo di seguirlo e rifugiarsi da Faust, per sfuggire alla vendetta di
Menelao. Così Mefistofele e Faust appaiono come salvatori. Elena si avvia verso
il castello, ciò vuol dire avviarsi verso un'altra vita e un altro tempo. - Cortile interno del castello: Faust e Elena si avviano alla loro fusione.
Faust ha superato il suo stato d'inquietudine e si presenta in nobile
compostezza e sicurezza di sé (ideale greco di Goethe). Ha compiuto la sua
educazione estetica. Il suo spirito nordico ha preso possesso della sua grecità,
di cui se ne arricchisce e non vi si perde, ma grazie allo spirito e non alla
grecità, torna a vivere nuove forme. L'unione di Faust e Elena è l'unione del
mondo umano e del mondo divino. Conducono uno stile di vita libero, secondo
natura, fuori dalle convenzioni. Nuovo Faust è sicuro di sé. Vivono fuori del
tempo e nella natura eternamente giovane. Arcadica felicità, ma Faust non potrà
rimanere fermo a lungo. - Bosco ombroso (in Arcadia): il personaggio principale è Euforione, figlio di
Faust e Elena. Del padre ha lo slancio verso l'infinito, il desiderio
dell'amore, dell'azione e, della madre ha la bellezza. Ma in lui non è armonia,
titanismo faustiano e classicità non sono in lui fusi in un tutto equilibrato.
Predomina in lui l'elemento dionisiaco. questa sua natura è la causa fatale
della sua morte (si ispira al Byron, quindi muore nella guerra di liberazione
della Grecia, cioè volto verso l'azione, ma fermato dal suo tragico destino). Il
suo destino determina quello degli altri, Elena muore, il coro si disperde e
Faust muove verso le ultime esperienze.
Atto Quarto
- Alta montagna: perduta Elena, Faust tende alla potenza e all'azione, alla
realtà e alla vita. Come l'amore per Margherita, anche quello per Elena ha avuto
fine. Dolorosa anche questa esperienza, ma più alta. Si chiude un momento della
sua esistenza. Egli prende congedo dalla vita amorosa e, senza rimpianti e con
virile decisione, inizia l'ultima esperienza, quella della vita attiva per sé e
per gli altri. Mefistofele pensa alla gloria a vantaggio di chi la consegue.
Faust persa a una grande azione fine a se stessa e Mefistofele non lo comprende.
Faust è molto cambiato, un tempo la natura si identificava con il divino, ora
egli vede nella natura un'energia che l'uomo può domare e rendere proprio
strumento ® esperienza dell'azione e creazione.
"L'azione è tutto, la gloria nulla". - Sui contrafforti: Faust partecipa alla guerra tra imperatore e
antimperatore. Con l'aiuto delle arti magiche di Mefistofele combattono per
l'imperatore schiere di spiriti e gli procurano la vittoria. - Tenda dell'antimperatore: l'imperatore sa benissimo che deve la vittoria
alle arti magiche dei suoi due alleati, ma fa finta di credere che sia merito
dei quattro principi e si affretta a ricompensarli. Faust viene investito del
litorale dell'impero. L'imperatore nota che il suo impero è in declino, ha una
forma di governo che crolla e i suoi principi lo derubano e non ha la forza di
reagire. Ma Faust sta per iniziare quell'azione che creerà una nuova forma di
vita sociale, un nuovo stato.
Atto Quinto
- Paesaggio aperto: Goethe riprende l'episodio delle Metamorfosi di Ovidio, in
cui Giove e Mercurio percorrono la Frigia e trovano ospitalità presso due
coniugi Filemone e Bauci. A dimostrare la loro gratitudine ne cambiano la
modesta casa in tempio e concedono loro la grazia di poter morire
contemporaneamente. Filemone si trasforma in quercia e Bauci in tiglio. In
questo episodio, un viandante naufragato venne salvato dai due. Torna a
ringraziarli, ma al loro posto vi trova un'oasi di pace. Si nota come vi è un
presagio di catastrofe, un nuovo mondo assale l'antico. - Palazzo: ormai la sua spiaggia è divenuta fiorente. Ma Faust è irritato
perché di fronte al suo mondo creato dal nulla, meccanico, fabbricato e non
divenuto, sta quello di Filemone e Bauci, idillico, sereno, lentamente divenuto.
Il desiderio del possesso è più forte di lui, Mefistofele non capisce le sue
inquietudini. Faust chiede a Mefistofele di far cambiare residenza a due vecchi,
ma in cambio ha distruzione e morte. Vengono uccisi e sente che la colpa di ciò
ricade su di lui. Viene colto da senso di colpa e pentimento. Mefistofele ha
portato alle estreme conseguenze il suo desiderio di possesso. E così il titano
Faust si fa uomo. Ritrova, ripudiando la magia, la sua umanità, i limiti della
sua umanità e la sua libertà. Ora Faust può morire. - Notte profonda: Faust canta le lodi della vita e si esalta nella bellezza
del mondo. Un'affermazione d'amore verso la vita. Notare quanto sia forte il
contrasto con la descrizione dell'incendio, della distruzione e della morte con
lo stato d'animo di Faust. Vi è la sua prima incertezza interiore. Il senso di
colpa, il rimorso, il pentimento. Tuttavia si riprende. - Mezzanotte: la crisi di Faust si sta sviluppando, si sta allontanando dalla
magia e lo conduce ad una reazione di fronte a Mefistofele e alle sue arti
magiche perché si accorge che viene quasi sempre trascinato dove non avrebbe
dovuto e voluto arrivare. Sente il desiderio di essere libero. La sua volontà di
uomo si sostituirà al potere della magia. Ma non gli è possibile tornare com'era
prima del patto ® lo assale un senso di tragica
solitudine. Gli passa davanti la visione della sua vita, vita di cui non si
pente. Il suo progredire interiore e il suo non appagarsi mai non si è placato e
Faust riconferma il superamento del patto con Mefistofele. Le forze misteriose e
demoniache che agiscono sull'individuo e ne turbano l'armonia sono anche fonte
di grandi azioni. Gli uomini che hanno vissuto sotto il dominio della cura sono
stati ciechi tutta la loro vita. Faust che non l'ha conosciuta le si oppone.
Sarà ora cieco, ma è cecità solamente esteriore. Faust ha saputo vincere la cura
perché per reazione, dentro brilla una luce. E lo spirito raddoppia le sue
energie e tende all'azione con impeto giovanile. Con un abbandono alla vita
pieno di fiducia e gioioso. Accetta la vita come un inevitabile susseguirsi di
bene e di male, nei loro fatali limiti imposti a ciò che si può desiderare e
volere. Di fronte ad esse l'uomo, pur accettandole, è libero e non cessa mai di
guardare lontano, di tendere, di salire, di progredire nell'alterna vicenda di
tormento e felicità. Così la vittoria di Faust sulla cura non sta nel
respingerla o nell'ignorarla, ma nell'accogliere entro di sé questa accettazione
della realtà senza che, spenta la luce degli occhi, si spenga quella dell'anima.
- Grande cortile antistante al palazzo: dopo che Faust si è staccato da lui,
Mefistofele è divenuto solo sorvegliante. L'ultimo Streben del vegliardo,
creare uno stato dove vi regni e lo governi una libera cooperazione di uomini
liberi, lietamente operosi ® uno stato del XIX secolo à
l'uomo del XVIII secolo (titanico, egocentrico, estetico) cede di fronte a
questo nuovo uomo. Quest'ultimo Faust è più completo, più equilibrato e maturo
nei suoi rapporti con gli altri uomini.
Mefistofele è sconfitto perché Faust
si è salvato in virtù dello Streben, che annulla in lui l'errore e lo
incita a non fermarsi mai. Mefistofele lo fa morire perché crede di aver vinto
il patto. Ma ancora una volta dimostra di non aver compreso le ultime parole di
Faust, che non esprimono, come lui crede, il desiderio di attaccarsi a qualcosa
di terreno, ma nascono da una visione disinteressata e altruistica. - Sepoltura: Faust è morto. Il dissidio in lui (due anime nel suo petto) e
quello simbolico (contrasto con Mefistofele) è finito. Il suo destino non è più
entro i limiti della terra, ma oltre. Mefistofele non prende sul tragico la
sconfitta. Si rassegna e deride la sua sciocchezza. - Gole montane: progressività del purificarsi e affinarsi, nel volo degli
spiriti, un salire verso l'alto. Gli angeli che portano l'immortale Faust sono i
più perfetti. La morte è il primo passo verso la spiritualità, che si compirà
per gradi. Affinché l'ultimo resto della sua doppia natura cada e svanisca, è
necessaria l'azione dell'amore divino e questo si manifesta per tramite di
Margherita. Così si apre all'immortale di Faust la via alle sfere più alte.
L'esperienza di Faust non si è compiuta, ma ne è cominciata una nuova, oltre i
limiti della terra. Uno Streben purificato. Faust aveva raggiunto in
terra il grado estremo del progredire, non poteva più andare oltre, la natura
gli deve concedere un'altra forma di esistenza, una forma adatta a
quell'implacabile Streben.
Si chiude con il Chorus Mysticus, che sembra
dileguarsi verso regioni al di là della terra, dove l'uomo può elevarsi non con
i suoi sensi ma solo con un volo dell'anima.
- Goethe > F A U ST > Opera Integrale: http://www.booksandbooks.it/downloads/func-startdown/26/
- Goethe > F A U S T > In Lingua Tedesca > Opera Integrale - PDF da scaricare: http://www.millepagine.net/classici/faust/
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