I CARE don Lorenzo Milani: http://www.youtube.com/watch?v=2IU1bEiVRHY&feature=fvwrel
Ludwig van Beethoven, Nona Sinfonia Op. 125 in Re minore, "la Corale" - Riccardo Muti= http://www.youtube.com/watch?v=EyJYpVTygm8
Il 6 marzo 1965 ero in Firenze centro.Passando da Piazza S.Marco, all'edicola comprai diversi giornali, come da abitudine. RINASCITA era fra questi e detti una veloce occhiata occhiata ai vari titoli degli articoli contenuti. La rapida scorsa di sempre, per poi leggere a casa, con calma, magari commentando a margine o sul notes. Rimasi *fulminato da un titolo fra i tanti di Rinascita*: Lettera di Don Lorenzo Milani ai Cappellani Militari della Toscana
Immediatamente, col cuore in gola, andai subito a leggere questa "impossibile,incredibile"lettera! Rimasi bloccato, nel leggerla, in piedi, accanto al monumento centrale...una lettura veloce, una lenta rilettura, all'istante...ero talmente perso nel valutare il senso profondo e anticipatore di quella famosa lettera che persi per un pò la cognizione di spazio e di tempo...tanto che una voce alle mie spalle mi richiamò alla realtà..." 'O giovane, se l'ha 'un si scosta 'e un passo con la carrozzina..."...già...una nonna a passeggio con il suo nipotino, mi riportò alla realtà...e le sensazioni, le emozioni si rincorrevano...anche a me venne subito in mente, la stessa frase attribuita anche a Papa Roncalli (...ma è un falso giornalistico d'estrema destra...l'autore di Pacem in Terris non ha mai pronunciato quelle parole...oppure, se Giovanni XXIII avesse pronunciato quella frase, sarebbe stato con lo stesso "spirito approvativo" che provai io stesso...), *Questo prete è un pazzo...di sicuro!* Non sono andato a cercare il testo completo, bellissimo, molto più lungo dello stralcio che pubblico qui...ciò che leggerete, è sufficente a comprendere l'immensa Profondità Spirituale di Don Lorenzo Milani che aveva scritto quella lettera, in Comunione Vera con gli Insegnamenti del Maestro Gesù.
Da quella lettura, passò del tempo...intanto avevo incontrato nei diversi convegni, *i veri Amici di Don Milani, rivelatosi tali, come Ernesto Balducci, proprio nel clou del processo a cui fu sottoposto Don Lorenzo Milani per l'ormai famosa lettera ai Cappellani Militari*...Assolto in prima istanza, fu poi RITENUTO COLPEVOLE con ulteriore sentenza postuma, dopo la sua morte...già...condannato...quei giudici togati in nero come la loro Anima, CONDANNARONO DON LORENZO MILANI per le parole anticipatrici, auspicanti *LA PACE, L'AMORE, LA COMPASSIONE*...Nonostante che "Il Papa della Pace fra tutti gli uomini" fosse salito al Soglio, l'atmosfera era pregna di elementi contrapposti: nella famosa amnistia di Palmiro Togliatti del '46, non vi era indicata la cosa più logica...e cioè che TUTTI i fascisti e TUTTI i collaboratori dei nazisti, NON AVESSERO MAI POSSIBILITA' D'ACCESSO A QUALUNQUE PUBBLICO IMPIEGO, DAL PIU' PICCOLO COMUNE D'ITALIA A TUTTI I MINISTERI DELLA REPUBBLICA, ONORANDO così La Nostra Costituzione Democratica e tutti i caduti durante l'oppressione.
A rendere molto caldo quel momento politico, era la Guerra in Vietnam in corso che vedeva gli USA in piena azione bellica...
Per il prete Don Lorenzo Milani che, durante il suo primo incarico d'insegnamento, fece togliere tutti i Crocefissi dalle aule "...per non irritare ed allontare i ragazzi che non approvavano quel simbolo pur Sacro, affinchè TUTTI potessero ricevere LO STESSO INSEGNAMENTO FORMATIVO, senza escludere nessuno..." (...queste le parole che usò per giustificare il gesto, dette al Vescovo di Prato...), dei titoli altisonanti non se ne faceva niente, non li ha mai graditi...
Ma con L'Intero Pianeta in caos totale, ricordando L'INSEGNAMENTO D'AMORE, DI PACE, DI COMPASSIONE che Don Lorenzo ha donato a tutti, oggi non possiamo vederlo solo come un anticipatore...C'è una fortissima risonanza col Purna-AVATAR Sri Sathya Sai Baba, mio Maestro, mio Guru...
La risonanza con Swami la potete ritrovare sia nella Lettera ai Cappellani Militari della Toscana, sia nel testo integrale del libro *LETTERA AD UNA PROFESSORESSA*...Per contrapposizione alle nostalgiche più viscerali, che ancor oggi allignano nei Ministeri e in tutti gli apparati di controllo Governativi, Don Lorenzo Milani *INVITA TUTTI A VIVERE IN PACE, CON AMORE, CON COMPASSIONE, CON UMILTA' NON SERVILE!!!*
Anche nelle parole dei suoi detrattori, si ritrova la stessa risonanza con Swami: tentando di denigrarlo ed umiliarlo a tutti i costi (...la parola più gentile rivolta a Don Lorenzo, fu *CATTOCOMUNISTA*, come se l'insegnamento all'Amore senza distinzioni di razza o di bandiera, fosse abbinabile ad un Credo Politico del tempo...ma ieri come oggi, il giornalismo prezzolato *sputerà per sempre VELENO su tutti coloro che richiedono un'Eguaglianza di Diritti sul tutto Il Pianeta, abbattendo TUTTI i privilegi di Casta !!!*...)
hanno prodotto l'esatto effetto contrario, mettendo in risalto tutti Gli Immensi Valori Umani e Spirituali del suo insegnamento!
Alessandro
Film Completi su DON LORENZO MILANI=
La scuola di Barbiana evidenzia l’importanza dello studio critico, per imparare a conoscere il mondo e a trasformarlo.
Ludwig van Beethoven, Nona Sinfonia Op. 125 in Re minore, "la Corale" - Riccardo Muti= http://www.youtube.com/watch?v=EyJYpVTygm8
Il 6 marzo 1965 ero in Firenze centro.Passando da Piazza S.Marco, all'edicola comprai diversi giornali, come da abitudine. RINASCITA era fra questi e detti una veloce occhiata occhiata ai vari titoli degli articoli contenuti. La rapida scorsa di sempre, per poi leggere a casa, con calma, magari commentando a margine o sul notes. Rimasi *fulminato da un titolo fra i tanti di Rinascita*: Lettera di Don Lorenzo Milani ai Cappellani Militari della Toscana
Immediatamente, col cuore in gola, andai subito a leggere questa "impossibile,incredibile"lettera! Rimasi bloccato, nel leggerla, in piedi, accanto al monumento centrale...una lettura veloce, una lenta rilettura, all'istante...ero talmente perso nel valutare il senso profondo e anticipatore di quella famosa lettera che persi per un pò la cognizione di spazio e di tempo...tanto che una voce alle mie spalle mi richiamò alla realtà..." 'O giovane, se l'ha 'un si scosta 'e un passo con la carrozzina..."...già...una nonna a passeggio con il suo nipotino, mi riportò alla realtà...e le sensazioni, le emozioni si rincorrevano...anche a me venne subito in mente, la stessa frase attribuita anche a Papa Roncalli (...ma è un falso giornalistico d'estrema destra...l'autore di Pacem in Terris non ha mai pronunciato quelle parole...oppure, se Giovanni XXIII avesse pronunciato quella frase, sarebbe stato con lo stesso "spirito approvativo" che provai io stesso...), *Questo prete è un pazzo...di sicuro!* Non sono andato a cercare il testo completo, bellissimo, molto più lungo dello stralcio che pubblico qui...ciò che leggerete, è sufficente a comprendere l'immensa Profondità Spirituale di Don Lorenzo Milani che aveva scritto quella lettera, in Comunione Vera con gli Insegnamenti del Maestro Gesù.
Da quella lettura, passò del tempo...intanto avevo incontrato nei diversi convegni, *i veri Amici di Don Milani, rivelatosi tali, come Ernesto Balducci, proprio nel clou del processo a cui fu sottoposto Don Lorenzo Milani per l'ormai famosa lettera ai Cappellani Militari*...Assolto in prima istanza, fu poi RITENUTO COLPEVOLE con ulteriore sentenza postuma, dopo la sua morte...già...condannato...quei giudici togati in nero come la loro Anima, CONDANNARONO DON LORENZO MILANI per le parole anticipatrici, auspicanti *LA PACE, L'AMORE, LA COMPASSIONE*...Nonostante che "Il Papa della Pace fra tutti gli uomini" fosse salito al Soglio, l'atmosfera era pregna di elementi contrapposti: nella famosa amnistia di Palmiro Togliatti del '46, non vi era indicata la cosa più logica...e cioè che TUTTI i fascisti e TUTTI i collaboratori dei nazisti, NON AVESSERO MAI POSSIBILITA' D'ACCESSO A QUALUNQUE PUBBLICO IMPIEGO, DAL PIU' PICCOLO COMUNE D'ITALIA A TUTTI I MINISTERI DELLA REPUBBLICA, ONORANDO così La Nostra Costituzione Democratica e tutti i caduti durante l'oppressione.
A rendere molto caldo quel momento politico, era la Guerra in Vietnam in corso che vedeva gli USA in piena azione bellica...
Per il prete Don Lorenzo Milani che, durante il suo primo incarico d'insegnamento, fece togliere tutti i Crocefissi dalle aule "...per non irritare ed allontare i ragazzi che non approvavano quel simbolo pur Sacro, affinchè TUTTI potessero ricevere LO STESSO INSEGNAMENTO FORMATIVO, senza escludere nessuno..." (...queste le parole che usò per giustificare il gesto, dette al Vescovo di Prato...), dei titoli altisonanti non se ne faceva niente, non li ha mai graditi...
Ma con L'Intero Pianeta in caos totale, ricordando L'INSEGNAMENTO D'AMORE, DI PACE, DI COMPASSIONE che Don Lorenzo ha donato a tutti, oggi non possiamo vederlo solo come un anticipatore...C'è una fortissima risonanza col Purna-AVATAR Sri Sathya Sai Baba, mio Maestro, mio Guru...
La risonanza con Swami la potete ritrovare sia nella Lettera ai Cappellani Militari della Toscana, sia nel testo integrale del libro *LETTERA AD UNA PROFESSORESSA*...Per contrapposizione alle nostalgiche più viscerali, che ancor oggi allignano nei Ministeri e in tutti gli apparati di controllo Governativi, Don Lorenzo Milani *INVITA TUTTI A VIVERE IN PACE, CON AMORE, CON COMPASSIONE, CON UMILTA' NON SERVILE!!!*
Anche nelle parole dei suoi detrattori, si ritrova la stessa risonanza con Swami: tentando di denigrarlo ed umiliarlo a tutti i costi (...la parola più gentile rivolta a Don Lorenzo, fu *CATTOCOMUNISTA*, come se l'insegnamento all'Amore senza distinzioni di razza o di bandiera, fosse abbinabile ad un Credo Politico del tempo...ma ieri come oggi, il giornalismo prezzolato *sputerà per sempre VELENO su tutti coloro che richiedono un'Eguaglianza di Diritti sul tutto Il Pianeta, abbattendo TUTTI i privilegi di Casta !!!*...)
hanno prodotto l'esatto effetto contrario, mettendo in risalto tutti Gli Immensi Valori Umani e Spirituali del suo insegnamento!
Alessandro
Film Completi su DON LORENZO MILANI=
Una vita breve ma intensa
Don Lorenzo Milani era uno di quegli uomini che, per le sue scelte nette e coerenti, le sue rigide prese di posizione, il linguaggio tagliente e preciso, la sua logica stringente, si tirava facilmente addosso grandi consensi o grandi dissensi.
A 20 anni abbandonò il mondo borghese, raffinato e colto a cui apparteneva la sua famiglia ed entrò in Seminario.
Aveva lasciato gli agi ed i privilegi dei borghesi, la loro cultura ed il loro mondo per un'altra scelta di campo: servire il Vangelo, stando dalla parte dei poveri, cioè degli ultimi nella scala gerarchica, cercare di conoscerli da vicino, di viverci insieme, di imparare la loro lingua, insegnargliene un'altra, condividere le loro cause, difendere le loro ragioni.
Ordinato sacerdote a 24 anni (nel 1947) fu mandato a San Donato a Calenzano, come cappellano.
Scelse di non mettere il crocifisso nelle aule della scuola popolare a cui aveva dato vita. Per questo fu molto criticato, ma non voleva, in questo modo, allontanare le persone non credenti dalla sua scuola.
Rivendicava la necessità di critica all’interno della chiesa.
Nel 1954 don Milani venne mandato a Barbiana, un luogo sperduto senza strade, acqua, luce e scuola. Ma don Milani dirà:"…la grandezza della vita non si misura nella grandezza del luogo in cui si è svolta ma da tante altre cose."
Per la curia fiorentina, isolarlo era la giusta punizione da dare a un sacerdote che, applicando il Vangelo senza alibi, compromessi e calandolo nella vita quotidiana, creava problemi.
Anche a Barbiana creò una scuola per i figli dei contadini, quelli che dalla scuola pubblica venivano respinti.
Per lui la scuola era lo strumento necessario per dare la parola ai poveri, perché diventassero più liberi e più uguali, perché potessero sviluppare uno spirito critico, imparare a difendersi e a gestire l’uso del voto e dello sciopero.
Lettera ai cappellani militari
La presa di posizione di don Milani in favore dell’obiezione di coscienza nacque come reazione ad un comunicato dei cappellani militari della regione Toscana in cui dichiaravano:
«I cappellani militari in congedo della regione Toscana […] tributano il loro reverente e fraterno omaggio a tutti i caduti per l’Italia, auspicando che abbia termine, finalmente, in nome di Dio, ogni discriminazione e ogni divisione di parte di fronte ai soldati di tutti i fronti e di tutte le divise che morendo si sono sacrificati per il sacro ideale di Patria. Consideriamo un insulto alla Patria e ai suoi Caduti la cosiddetta "obiezione di coscienza", che, estranea al comandamento cristiano dell’amore, è espressione di viltà».
Don Lorenzo a seguito del comunicato scrive (1965):
«Non discuterò qui l’idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni.
Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi
approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto.
Abbiamo dunque idee molto diverse. Posso rispettare le vostre se le giustificherete alla luce del Vangelo o della Costituzione. Ma rispettate anche voi le idee degli altri. Soprattutto se son uomini che per le loro idee pagano di persona.
Auspichiamo dunque tutto il contrario di quel che voi auspicate: auspichiamo che abbia termine finalmente ogni discriminazione e ogni divisione di Patria di fronte ai soldati di tutti i fronti e di tutte le divise che morendo si son sacrificati per i sacri ideali di Giustizia, Libertà, Verità. Rispettiamo la sofferenza e la morte, ma davanti ai giovani che ci guardano non facciamo pericolose confusioni fra il bene e il male, fra la verità e l’errore, fra la morte di un aggressore e quella della sua vittima.
Se volete diciamo: …preghiamo per quegli infelici che, avvelenati senza loro colpa da una propaganda d’odio, si son sacrificati per il solo malinteso ideale di Patria calpestando senza avvedersene ogni altro nobile ideale umano».
Per questa lettera don Lorenzo fu denunciato e rinviato a giudizio con l’accusa di apologia di reato, incitamento alla diserzione e alla disubbidienza militare: pena prevista fino a 10 anni di reclusione. Ricevette minacce anche dal Cardinale Florit, che lo voleva sospendere a divinis.
In quel periodo era in corso il Concilio Vaticano II, presieduto da Papa Paolo VI, che non si era ancora espresso rispetto all’obiezione di coscienza, proprio perché molti cattolici americani erano impiegati nella guerra del Vietnam.
Al processo don Lorenzo fu assolto, ma in appello il tribunale ribaltò il giudizio di primo grado e condannò lo scritto. Era il 28 ottobre 1968. Don Lorenzo era già morto da tempo.
Negli anni successivi alla sua morte "Lettera ad una professoressa", scritto da Don Milani insieme ai ragazzi della scuola di Barbiana, diventa uno dei "testi sacri" del ’68 che conquista sempre più le lotte studentesche. Il libro denuncia la scuola italiana come scuola di classe, che seleziona e respinge i ragazzi in base alla loro provenienza sociale.
La scuola di Barbiana evidenzia l’importanza dello studio critico, per imparare a conoscere il mondo e a trasformarlo.
§
LETTERA AD UNA PROFESSORESSA
(Pdf Integrale)
Scritta da Don Milani assieme ai ragazzi della Scuola di Barbiana
Scritta da Don Milani assieme ai ragazzi della Scuola di Barbiana
§
<§> B A R B I A N A <§> LA SCUOLA DI BARBIANA - Don Lorenzo Milani http://www.youtube.com/watch?v=kBl_mguLIm0&feature=results_main&playnext=1&list=PLAC5800B52B806465
B I O G R A F I A di Don Lorenzo Milani, parroco di Barbiana:
Lorenzo Milani
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Don Lorenzo Milani Comparetti (Firenze, 27 maggio 1923 – Firenze, 26 giugno 1967) è stato uno scrittore, insegnante, sacerdote ed educatore italiano.
Figura controversa della Chiesa cattolica negli anni cinquanta e sessanta, discepolo di don Giulio Facibeni, viene ora considerato una figura di riferimento per il cattolicesimo socialmente impegnato di stampo progressista per il suo impegno civile nell'educazione dei poveri, la sua difesa dell'obiezione di coscienza e per il valore pedagogico della sua esperienza di maestro.
Biografia
Lorenzo Milani Comparetti era figlio di un'agiata famiglia di intellettuali fiorentini, secondogenito di Albano Milani e Alice Weiss, pronipote del filologo Domenico Comparetti e di sua moglie Elena Raffalovich, sostenitrice e creatrice di giardini d'infanzia froebeliani, e nipote di Luigi Adriano Milani.
Ragazzo vivace e intelligente, coltivò la passione per la pittura, studiando prima come privato, poi a Milano all'Accademia di Brera. Nell'estate del 1942, durante una vacanza a Gigliola (Montespertoli), Lorenzo decise di affrescare una cappella; durante i lavori rinvenne un vecchio messale la cui lettura lo appassionò notevolmente. Successivamente, al ritorno a Milano, si interessò di liturgia.
Questo probabilmente fu il suo primo vero contatto con il cristianesimo, dato che la sua famiglia non era mai stata religiosa, quando non espressamente anticlericale. I Milani avevano battezzato i loro figli solo per paura di ripercussioni in epoca fascista, dato che la madre Alice era ebrea, anche se non-credente. Lorenzo lo chiamò sempre il suo "battesimo fascista".
Conversione
Nel giugno del 1943 Lorenzo si convertì. L'inizio di questa svolta fu il colloquio, avvenuto in modo casuale, con don Raffaele Bensi, che in seguito fu il suo direttore spirituale.
Le circostanze della sua conversione sono sempre rimaste piuttosto confuse e oscure, e sembra che non ci sia stato nessun evento specifico che abbia provocato la conversione del giovane Lorenzo, anche se egli era probabilmente in uno stato di ricerca spirituale da vario tempo. Il 12 giugno dello stesso anno fu cresimato dal cardinale Elia Dalla Costa.
Il 9 novembre 1943 entrò nel seminario di Cestello in Oltrarno. Il periodo del seminario fu per lui piuttosto duro, poiché Lorenzo Milani cominciò fin dall'inizio a scontrarsi con la mentalità della Chiesa e della curia: non riusciva a comprendere le ragioni di certe regole, prudenze, manierismi che ai suoi occhi erano lontanissimi dall'immediatezza e sincerità del Vangelo. Fu ordinato sacerdote nel duomo di Firenze il 13 luglio 1947 dal cardinale Elia Dalla Costa.
A San Donato di Calenzano
Venne inviato come coadiutore a San Donato di Calenzano, vicino a Firenze, dove lavorò per una scuola popolare di operai e strinse amicizia con altri sacerdoti come Danilo Cubattoli, Bruno Borghi e Renzo Rossi.
Gli fu amico e collaboratore il calenzanese Agostino Ammannati, che insegnava lettere nel liceo classico Cicognini a Prato.
Negli anni a Calenzano scrisse Esperienze Pastorali, che ebbe una forte eco per i suoi contenuti eterodossi: secondo lo scrittore tradizionalista Rino Cammilleri papa Giovanni XXIII, venutone a conoscenza, avrebbe definito l'autore addirittura come «un pazzo scappato da un manicomio».[Nel libro don Milani suggeriva di svincolare la Chiesa dal soffocante abbraccio della D.C. - un partito cristiano che aveva fallito la sua missione - con il disimpegno dalla politica in favore di un’azione puramente pastorale. “Parli dunque il prete di governi e di politica, ma solo per criticarli. Mostri al cristiano soltanto quanto lontano egli sia dall’ideale altissimo del cristianesimo e mai lodi le realizzazioni terrene dei cattolici che […] saranno sempre terribili parodie dell’ideale”. Le autorità ecclesiastiche faranno ritirare il libro dal commercio.
A Barbiana
Nel dicembre del 1954, a causa di screzi con la Curia di Firenze, venne mandato a Barbiana, minuscolo e sperduto paesino di montagna nel comune di Vicchio, in Mugello, dove iniziò il primo tentativo di scuola a tempo pieno, espressamente rivolto alle classi popolari, dove, tra le altre cose, sperimentò il metodo della scrittura collettiva.
La sua scuola era alloggiata in un paio di stanze della canonica annessa alla piccola chiesa di Barbiana, un paese con un nucleo di poche case intorno alla chiesa e molti casolari sparsi sulle pendici del monte Giovi: con il bel tempo si faceva scuola all’aperto sotto il pergolato. La scuola di Barbiana era un vero e proprio collettivo dove si lavorava tutti insieme e la regola principale era che chi sapeva di più aiutava e sosteneva chi sapeva di meno, 365 giorni all’anno.
Opera fondamentale della scuola di Barbiana è Lettera a una professoressa (maggio 1967), in cui i ragazzi della scuola (insieme a Don Milani) denunciavano il sistema scolastico e il metodo didattico che favoriva l'istruzione delle classi più ricche (i cosiddetti "Pierini"), lasciando la piaga dell'analfabetismo in gran parte del paese. La Lettera a una professoressa fu scritta negli anni della malattia di don Milani. Alla sua morte il libro ricevette un incremento di vendite incredibile, diventando uno dei moniti del movimento studentesco del '68. Altre esperienze di scuole popolari sono nate nel corso degli anni basandosi sull'esperienza di Don Lorenzo e sulla Lettera a una professoressa.
Fu Don Milani ad adottare il motto "I care", letteralmente m'importa, ho a cuore (in dichiarata contrapposizione al "Me ne frego" fascista), che sarà in seguito fatto proprio da numerose organizzazioni religiose e politiche. Questa frase scritta su un cartello all'ingresso riassumeva le finalità educative di una scuola orientata alla presa di coscienza civile e sociale.
Lorenzo Milani morì verso la fine di giugno del 1967 a causa di un linfogranuloma. Fu tumulato nel piccolo cimitero poco lontano dalla sua chiesa e scuola di Barbiana.
Molti dei suoi ragazzi sono ancor oggi impegnati nei sindacati o nella politica. Francesco Gesualdi, autore delle principali guide italiane al consumo critico e fondatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo è uno di questi.
Scritti
Per i suoi scritti (ad esempio *L'obbedienza non è più una virtù*), e per affermazioni come «Io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi» venne incluso nel novero dei cosiddetti cattocomunisti, definizione spesso denigratoria, attribuita allora a un prete scomodo, che al contrario si era sempre opposto con i suoi scritti e con le sue parole a qualsiasi tipo di dittatura e di totalitarismo, incluso il Comunismo.
In seguito a un suo scritto (Vedi c.s. LETTERA AI CAPPELLANI MILITARI) in difesa dell'obiezione di coscienza (pubblicato dal settimanale Rinascita il 6 marzo 1965), dove ancora una volta si distaccava dall'insegnamento e dalla tradizione cattolica, venne processato per apologia di reato e assolto in primo grado, ma morì prima che fosse emessa la sentenza di appello.[3] La sentenza di appello per Don Milani invece dichiarò il reato estinto per morte del reo.
Oltre a Esperienze Pastorali, che fu ritirato pochi mesi dopo la pubblicazione nonostante avesse ottenuto l’imprimatur, sono memorabili nel campo dell’educazione i figli dell'esperienza di Barbiana: L'obbedienza non è più una virtù (a cura di Carlo Galeotti, contiene documenti sul processo a Don Milani, 1965) e Lettera a una professoressa (1967). Questi testi sono stati scritti collettivamente insieme a tutti i ragazzi che frequentavano la scuola.
Le carte originali di Don Milani sono custodite presso la Fondazione Giovanni XXIII (già Istituto per le Scienze Religiose) di Bologna, presso la Fondazione don Lorenzo Milani di Firenze e presso l'Istituzione Centro di Documentazione Don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana, a Vicchio.
Opere
Note
Bibliografia
Filmografia
Voci correlateAltri progetti
Collegamenti esterni
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Ludwig van Beethoven, Settima Sinfonia Op. 92 in La maggiore - Riccardo Muti: http://www.youtube.com/watch?v=STdltRvAyJI
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